lunedì 17 dicembre 2012

ACQUAPAZZA O CRAZY WATER?

 


"Fish in crazy water, what is it?" Chiede il ragazzo del tavolo dietro al nostro alla signora positanese doc. Lei gli sorride sorniona e non gli risponde. Anzi. Lo invita a prenderlo e a scoprirlo. Gli stranieri alla scoperta della nostra cucina. Nella tre giorni in costiera amalfitana, essendo in netta minoranza rispetto ad Australiani, Americani, Inglesi, Canadesi e qualche altro europeo, ci siamo divertiti (siamo un po' snob forse) a spiare questi turisti così diversi a volte da noi. Puoi trovare una coppia che assapora una pasta allo scoglio sorseggiando mojito, ti può cadere l'occhio sul  piede non propriamente pulito  di un rubicondo omaccione  che cena, in infradito e bermuda,  nel ristorante chic al lume di candela, ti raccontano della coppia di turisti coreani che, guardinghi, non si fidano che la focaccia portata al tavolo sia un omaggio della casa e che si tranquillizzano solo quando la proprietaria la porta via.
Trovi anche un gruppo di giovani coppie che affronta con curiosità il menù, cercando di distribuire i piatti perché si possano fare più assaggi e apprezzando un buon vino. Fish in crazy water in effetti desta curiosità come nome e viene voglia di provarlo.

Abbiamo fatto così anche noi, nel ristorante chic. E ce lo ricordiamo ancora quel branzino, per quanto era buono e per quanto ci è costato...
Non so se capita anche a voi, ma quando assaggio un piatto al ristorante e mi colpisce particolarmente, devo provare a replicarlo a casa. Così ho fatto per questo 

BRANZINO ALL'ACQUAPAZZA

  • un branzino pescato da 1 kg circa
  • cinque o sei patate
  • dieci, dodici pomodorini
  • prezzemolo
  • uno spicchio d'aglio
  • olio extravergine d'oliva
  • peperoncino e sale qb
  • un litro di acqua o anche meno 

Pelate le patate e tagliatele a tocchetti. Mettetele a bollire in una pentola
Lavate i pomodorini e tagliateli in quattro
Se non lo avete chiesto al vostro pescivendolo, eviscerate e squamate il branzino
In una padella larga e con bordi abbastanza alti mettete un filo d'olio e lo spicchio d'aglio e il peperoncino. fate soffriggere per qualche istante.
Aggiungete i pomodorini e l'acqua (se avete già terminato la cottura delle patate, potete utilizzare questa, che è ricca di amido e più saporita), coprite col coperchio e portate ad ebollizione. Fate andare per una decina di minuti e aggiungete il branzino.
Cuocete ancora per una ventina di minuti. 
Tirate fuori dalla padella il pesce e pulitelo. Mentre lo pulite, fate restringere un po' il sugo, aggiungendo i tocchetti di patate ed eventualmente un cucchiaino di maizena o di farina di riso.
Impiattate irrorando i filetti di branzino con il sugo. 

Abbinate non un mojito ma un vino bianco campano: un Greco di Tufo, una Falanghina, per stare sul classico. Noi abbiamo provato un Costa d'Amalfi, ovvio.

Vi avanzerà certamente del sugo. Non buttatelo! La sera dopo io ero a cena con amiche e il marito si è fatto un piatto da leccarsi i baffi: orgoglioso (giustamente) mi ha raccontato di averlo ristretto ancora un po', di aver scolato gli spaghetti molto indietro di averli risottati nel sughino. 

Che ne dite? Peccato che non abbia fatto la foto al suo piatto...





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