giovedì 25 febbraio 2010

Pazienza e meringhe



Le ho sempre amate, o le si ama (come accade per me e Giacomo) oppure non le si sopporta proprio, come per il resto della famiglia. Grandi, piccole, con una punta di cioccolato, ma le migliori sono sempre state quelle della mitica pasticceria frequentata durante i soggiorni in montagna.

Il tour pomeridiano lasciava l'imbarazzo della scelta tra croissant enormi con la marmellata di albicocche, krapfen rigorosamente alla marmellata (solo da poco sono comparsi quelli alla crema pasticcera), tortine ai frutti di bosco e loro, enormi gusci di meringa da mangiare da soli o a due a due come un panino, con in mezzo una montagna di panna....
Le meringhe, sono state tra i primi esperimenti culinari. Ero alle medie e con le mie amiche provammo una ricetta trovata in chissà quale giornalino, con risultati terribili. Dischi volanti marroncini. Una mia compagna di università che le sapeva fare ogni tanto ce le portava in aula studio per allietarci le fatiche della preparazione degli esami e mi passò la ricetta.
Per anni mi sono venute abbastanza buone, ma un po' "colorate"
Poi, anche qui, arrivano prima Sale e pepe, poi il web, nella fattispecie lo Ziopero e i suoi pasticci, che con un video di meno di 2 minuti svela tutti i trucchi del mestiere.
L'altro giorno avevo giusto due albumi d'avanzo dopo la produzione dello zabajone, se n'è aggiunto un altro post crostata e a quel punto ho detto a Giacomo: domani meringhe!
Ho seguito le indicazioni dello Zio, soprattutto per quanto riguarda la cottura. Ho sempre avuto poca pazienza per cui tre ore di forno mi sono sempre sembrate un'enormità. La ricetta di Sale e pepe dava una cottura in forno a 140° per mezzora, venivano buone, ma non come queste!

La ricetta è molto semplice:

albumi
il doppio del peso degli albumi in zucchero (io questa volta ho usato lo zefiro, più fine)

un cucchiaino di maizena
qualche goccia
di limone

Montare gli albumi a neve, aumentando gradatamente la velocità delle fruste. Aggiungere metà dello zucchero, il limone e montare nuovamente finchè il composto non sarà lucido e "scriverà" . Aggiungere il restante zucchero unito all'amido di mais e incorporare dolcemente col movimento dal basso verso l'alto.
A questo punto bisognerebbe usare la sac a poche, ma non la sopporto proprio. Per quanto mi riguarda me la sono cavata coi cucchiai. Ho distribuito sulle teglie una serie di mucchietti di meringa, le ho sistemate nel forno già caldo a 90°, cotto per un'ora e successivamente abbassato a 80 per due ore. Ho spento il forno e me ne sono andata a nanna, non senza prima averne assaggiate 5 o 6... Buonissime, proprio come quelle della pasticceria, con un guscio sottile duro e l'interno morbido ma non gommoso. Ci mancava solo la panna....





martedì 23 febbraio 2010

Pane azzimo o panini soffici?



Capita che si voglia tentare nuovi esperimenti culinari e che tutta la nostra attenzione sia protesa a non sbagliare: si pesano gli ingredienti precisi al milligrammo, si eseguono gesti controllati, la ricetta sempre sotto il naso e guai a chi ci disturba.
Poi c'è la routine, quello che si fa sempre, come mettere su l'acqua per una pasta, cuocere un sugo di salsiccia, preparare la torta al cioccolato, impostare il pane. Ecco, non so se capita anche a voi, ma questi sono i casi che potenzialmente potrebbero nascondere più insidie quanto alla riuscita... questo perchè sono più distratta, meno attenta, perchè so già come si fa e quindi mi permetto di fare altro, di avere la mente impegnata altrove.
Venerdì dopo pranzo, decido di avviare il pane per la sera. Programma base, pane bianco. Acqua, latte, sale, zucchero (ho finito il malto, urge giro milanese), farina. Squilla il telefono, chiacchero ... chiacchero e chiacchero. E mentre chiacchero decido che ce la posso fare a continuare con il pane. Imposto la macchina, attacco la spina, schiaccio il bottone e via. Anche questa è fatta. A telefonata terminata me ne vado a stendere.
Passa il tempo, la macchina fa il suo dovere. Impasta, si ferma per riposare, reimpasta. Esco, rientro, passo dalla cucina e butto l'occhio.
Chissà come sta andando. Niente. Un ammasso biancastro. Non ha lievitato???? E perchè mai??? In un lampo mi raggiunge la risposta: non ho messo il lievito!
E ora? Meno male che c'è sempre il pane in cassetta industriale, quello molto amato dai bimbi per i sandwiches dell'intervallo. La cena è a posto. Ma che peccato buttare quel bolb... in fondo è una palla bella elastica, potrei tentare il tutto per tutto.
La metto in una ciotola, aggiungo due cucchiaini di lievito disidratato, come da ricetta della mdp, ancora un po' di acqua, altra farina , impasto, impasto, impasto e metto a riposare al calduccio.
La sera prima di andare a dormire controllo, un po' è lievitato. Impasto nuovamente, trasferisco il tutto in un sacchetto e lo metto a riposare in frigorifero.
Nel pomeriggio del giorno successivo tiro fuori dal frigo il sacchetto, impasto nuovamente, rimetto nella ciotola al calduccio per un'oretta. Lo riprendo nuovamente, gli do un paio di girate, o divido in tante palline che metto sulla teglia in forno. Le lascio lì a lievitare ancora un po', le spennello di olio e le lascio in forno a 220° per mezz'ora. Il risultato sono questi meravigliosi panini, morbidissimi dentro e molto molto saporiti. Sarà stata la lievitazione lunga, ma anche in una potenziale ciofeca si nasconde qualcosa di buono, basta osare...

E la prossima volta provo a fare i panini per gli hamburger, ricordandomi il lievito!!!!


lunedì 22 febbraio 2010

Al posto dei monti... Puglia e Basilicata!

Vacanze di Carnevale, quando tutta Italia inizia la Quaresima, a Milano si raggiunge il clou del Carnevale, con relativi giorni a casa da scuola.
Solitamente ne approfitto per passare qualche giorno in montagna. Sole, neve, cieli limpidi, sci, pasticceria. O anche freddo, scarponi gocciolanti, mettiti calzamaglia-calze-dolcevita-maglione-tuta-guanti-hai preso le mascherine?-e il sottocasco?.
E code agli impianti, al bar per i panini, al bagno dove si pattina con gli scarponi ai piedi, in pasticceria per accaparrarti l'ultimo krapfen che l'orario dello sforno è quasi terminato...
Gioie e dolori della montagna. Il marito vede solo i dolori e già ai tempi dell'università partiva con fiaschetta di grappa nel taschino della giacca, due piste e si chiudeva in rifugio con gli amici a consolarsi con polenta e capriolo.
Beh, quest'anno, non avrei avuto la compagnia (e l'aiuto) dei miei, il marito aveva il sabato lavorativo, inizialmente le previsioni non erano il massimo, ho deciso di rimandare i giorni in montagna a marzo, quando è un po' più caldo, che quest'inverno di freddo ne ho preso abbastanza.
Quindi week end tranquillo, senza impegni, salvo una partita di Giacomo in casa, senza amici del sabato sera, col marito a lavorare. E con un gran sole (uffa!) .
L'deale per fare un po' di pulizie in casa (col bel tempo lavoro meglio) e per dilettarsi in cucina. Il week end giusto per mettere mano alla ricetta per partecipare al contest di Paoletta e di Angela, manca poco e io sono sempre quella dell'ultimo minuto!

Era un po' che ci pensavo, mia suocera è pugliese, bastava attingere dalla sua esperienza.
Quando, da fidanzata, frequentavo la casa dei miei suoceri, mi capitava spesso di arrivare e sorprendere in cucina mia suocera in chiacchere con la sua vicina, una pugliese, l'altra emiliana. La chiacchera andava, ma le mani lavoravano: asse di legno sul tavolo e gesto automatici, che neanche avevano bisogno dell'attenzione degli occhi. Ne uscivano a volte orecchiette, altre cavatelli, altre fusilli al ferretto, altre ancora tagliatelle e tagliolini. Sono sempre rimasta affascinata da questo lavorare così naturale, chiacchere e cucina, mani che impastano e creano e condivisione.
Ora i miei suoceri hanno cambiato casa, ma i vicini sono rimasti gli stessi. Stesse chiacchere, magari mentre si fa una torta o si cucina il risotto, ma la pasta fresca, almeno per mia suocera, non si fa più, problemi alle mani non lo permettono, ora le orecchiette si comprano.
Ecco cosa avrei potuto preparare, una pasta fresca fatta con le mie mani e la mie inesperienza condita con qualche prodotto pugliese e lucano
Detto fatto, ma nel frattempo (io e la mia incapacità di organizzarmi!) i suoceri sono partiti... niente scuola di cucina!
Non mi sono arresa, uno sguardo in rete ed ecco i

CAVATELLINI AL GRANO ARSO* CON SUGO DI LUCANICA PICCANTE E RICOTTA SQUANDA**.

Per la pasta:

300 g semola
100 g farina di grano arso
acqua qb

per il sugo:

due cucchiai d'olio evo
un cipollotto
15 fette di lucanica piccante ( o più)
mezza bottiglia di salsa di pomodoro (pugliese)
una spruzzata di vino rosso
due cucchiaini di ricotta squanda

Setacciare in una ciotola le due farine, fare una fontana e versare l'acqua un po' per volta. Versare e mescolare, finchè non si ottenga un panetto uniforme di pasta elastica ma non molle.
Mettere a riposare in frigorifero per una mezz'ora. Successivamente suddividere la pasta in tante parti, arrotolarle su una spianatoia infarinata con la semola e formare dei serpentelli di un cm di spessore. Tagliarli in tanti cubetti di un cm. Prendere il cubetto, affondarvi e contemporaneamente strisciare il pollice con un movimento rapido da sinistra a destra. Porre la pasta su un vassoio e spolverizzarla con la semola, di modo che non si attacchi.

Mettere a bollire una pentola d'acqua, nel frattempo, soffriggere dolcemente olio e cipollotto tritato finemente. Tagliare le fette di salsiccia (3 mm di spessore) a pezzettini, unirle al soffritto, bagnare con una spruzzata di vino rosso e far evaporare, unire la passata di pomodoro, portare a bollore, abbassare la fiamma e far andare.
Quando l'acqua bolle, aggiungere sale e buttare i cavatelli (ho unito un cucchiaio di olio per evitare che si incollassero), attendere che salgano in superficie e cuocere ancora per 3 minuti (i miei sono venuti un po' grossi, quindi tempi sono relativi...), scolare, versare nella padella dove cuoce il sugo e rimescolare. Aggiungere un cucchiaino di ricotta squanda, rimenscolare nuovamente finchè la ricotta non si sia legata.

Come primo esperimento non è stato niente male, l'affumicato del grano arso era un pò coperto dai due sapori forti di salsiccia e ricotta, ma anche i bimbi hanno apprezzato. Ha accompagnato il piatto un rosato fresco come il Calafuria Rosato.

* un tempo, dopo la bruciatura delle sterpaglie in seguito alla raccolta del grano, venivano raccolte le spighe e con questo grano bruciato si ricavava una farina che spesso veniva barattata con quella bianca. Per saperne di più vi rimando qui

** la ricotta squanda o ricotta forte si ricava da ricotta di pecora conservata in recipienti di terracotta chiusi e rimescolata quotidianamente finchè non diventa leggermente acida. E' molto saporita e piccante, viene spesso utilizzata per farcire i panzerotti (che ne dici Paoletta?) e si conserva a lungo in frigo in barattoli di vetro, coperta da olio.







giovedì 18 febbraio 2010

Di premi, felicità e dolcezze

Ho scoperto di aver ricevuto un premio! Lo accolgo volentieri da una nuova "amica" agli inizi come me, Maetta, che ringrazio calorosamente.

Tutto quello che devo fare è girarlo ad altri 10 blog amici e dire 10 cose che mi rendono felice, semplice, no?

Comincio dalle 10 cose che mi rendono felice:

1. la Fede

2. mio marito quando torna a casa, fa capolino dalle scale e sorride

3. i miei figli quando sono impegnati in qualcosa: giochi insieme, compiti, il montaggio degli albumi a neve, la recita scolastica, la partita di pallone, una vasca a delfino, insomma, quasi sempre!

4. i pranzi, le grigliate, le cene coi miei amici. Ci basta una pastasciutta, una o più bottiglie di vino e un dolce per passare insieme momenti bellissimi.

5. fare per. Il sapere che quello che sto facendo ha uno scopo.

6. fare con. Cantare coi miei figli, cucinare con bimbi e marito, piantare fiori con Giacomo e stirare con Anna, preparare mercatini con le amiche e organizzare feste col marito.

7. una giornata di sole e cielo azzurro intenso, che illumina il campo del grande albero che ho davanti, che mi permette di vagare per Milano a testa in su rapita come una turista, che mi fa affrontare i lavori di casa con una energia che quando tutto è grigio proprio non c'è.

8. Arrivare dopo una lunga camminata in cima alla montagna e, insieme a figli e genitori (il marito odia la montagna, i miei sono gran camminatori) assaporarne il panorama, magari mangiandosi un panino!

9. nuotare in un mare limpido, immergermi tra i pesci, godersi i movimenti lenti dentro l'acqua.

10. tutte le volte che qualcosa mi riesce bene, anzi, tutte le volte che ho mi sono impegnata nel fare qualcosa e ai miei occhi mi è riuscita bene, che sia una torta, decine di brioche, un armadio finalmente in ordine, un tavolo apparecchiato bene, un cenone di capodanno, un post, un'ora di pilates.

Come al solito sono stata prolissa!

Ecco i 10 blog:

1. Gaia di Profumo di mamma
2. Alem di Mamma che cucina
3. K@tia di Pappa e Cicci
4. Federica di Puntinipuntininepuntine
5. Laura di L'antro dell'alchimista
6. mammazan
7. Ornella di Ammodomio
8. Franci di Casa dolce Casa
9. Gaijna di Pensieri e dolcezze di un'italiana in Cina
10. Anna di Lovely home

Ecco e ora, per finire in dolcezza, un'idea veloce veloce:



I "RAVIOLI" DI FROLLA AL CACAO E MARMELLATA DI FRUTTI DI BOSCO:

225 g di farina
150 g burro
95 g zucchero a velo
30 g farina di mandorle
20 g cacao
1 tuorlo
sale qb
marmellata

Per la preparazione della frolla, andate qui.
Una volta pronto il panetto, dopo averlo tolto dal frigo, stendete la frolla come per fare i biscotti (5 mm più o meno). Se, come è capitato a me, si fa fatica, tutto si semplifica se lo fate tra due fogli di carta da forno. Prendere un bicchiere e formare dei tondi di pastafrolla. adagiare su un lato la marmellata (io ne avevo una di quelle che piacciono a me ai frutti di bosco), richiudere il raviolo e mettere in forno caldo a 200° per una decina di minuti. Spolverizzare di zucchero a velo, prepararsi un buon thè ed ecco un altro motivo per essere felici!

martedì 16 febbraio 2010

C'è del ketchup??


Per tre giorni alla settimana i bimbi tornano a casa da scuola per pranzo. Come quelli di Franci anche miei escono da scuola, mi salutano e... "ho fame!".
A casa abbandonano le scarpe in bagno, lasciano cadere cartella-giacca-felpa-grembiule (in un tutt'uno) immancabilmente per terra, si spalmano sul divano dove impera Signora Televisione e si dimenticano per un attimo che hanno fame.
Sono forse io la mamma superorganizzata che ha già acqua bollente pronta per la pasta, sugo che sobolle in pentola e tavola apparecchiata? No, esco sempre all'ultimo minuto perchè impegnata o in lavori casalinghi - telefonate - internet o sono in giro e quindi di grandi pranzetti non se ne parla.
Mentre Signora Televisione intrattiene i pargoli, io apparecchio e metto in tavola qualcosa di semplice, martedì uova, mercoledì carne, venerdì pesce o quello che mi ispira di più.
Mercoledì carne, il più delle volte mi limito ad hamburger (di trita piemontese, però!), fettine o petti di pollo alla piastra che appena vengono messi sul piatto vengo accompagnati dalla richiesta "c'è il ketchup?" seguita da timida domanda "possiamo anche un po' di maionese?"
Ma nei miei intenti c'è sempre quello di educarli a più sapori, possibilmente un po' genuini, tentare di limitare il più possibile le "schifezze" e aprire la loro dieta a tutto ciò che si può fare in casa...
Forte di queste intezioni, mercoledì nella mia solita spesa al supermercato prendo l'occorrente per

IL FILETTO DI MAIALE ALL'ACETO BALSAMICO, PRUGNE E MELE

Mi ha colpita Paoletta quando nel suo post sullo spezzatino e l'uso della carne dice che al posto delle fettine tristi di pollo spesso preferisce tagli di carne altrettanto economici e veloci da fare ma poco usati. E' vero, il filetto di maiale, per esempio, a mio parere offre un rapporto qualità prezzo ottimo e si presta a ricettine rapide e sfiziose.

un filetto di maiale medio
tre cucchiai di olio evo
un cucchiaio di aceto balsamico
qualche prugna secca
mezza mela tagliata a tocchetti
fleur de sel
semola

Mettere una casseruola antiaderente sul fuoco. Nel frattempo tagliare il filetto a fette di un centimetro e mezzo circa, passarle nella semola e in seguito metterle nella casseruola bella calda. Farle dorare da una parte all'altra, emulsionare in una ciotolina olio e aceto, versare l'emulsione nella casseruola e rimescolare le fette di modo che si impregnino del sugo. Aggiungere le prugne, la mela, un pizzico di fleur de sel. Mettere il coperchio alla pentola e cuocere per 5 - 7 minuti. Spegnere, attendere pazientemente che i figli spengano la TV, si lavino le mani e arrivino a tavola e impiattare.

Alla vista di prugne e mele il primo commento è stato " io quelle non le voglio" subito dopo la solita domanda "c'è del ketchup?"....





lunedì 15 febbraio 2010

English breakfast e partite di pallone



Mercoledì, allenamento di calcio di Giacomo, il campionato è ricominciato ed arriva la convocazione: siccome giochiamo dall'altra parte della città, partiamo presto. Ritrovo ore 13.15.
E ora chi glielo spiega al marito, che non ama lo sport, che il week end dorme fino a tardi, si alza e, dopo aver chiesto un caffè quando sarebbe meglio un'aperitivo, domanda: cosa si mangia oggi?
O anticipo tutto a orari da asilo nido e preparo, come al solito, pesce di primo e di secondo, contorno, chiacchere, frutta, dolce e caffè e ancora chiacchere, oppure devo trovare una soluzione più rapida.
Idea. English breakfast, tanto amata in casa dai tre bambini. Mi doto di tutto l'occorrente, uova, bacon, fagioli rossi, aggiungo wurstel, crauti, patatine. Manca il dolce, ma so già dove andare a parare. Il sabato mattina, mentre la casa è ancora in relax, riguardo un paio di blog e preparo

I MINIMUFFIN AL CIOCCOLATO E CUORE D'ARANCIA

La blogosfera è piena di ricette di muffin. Io sono rimasta colpita da quelli di Claudia (complici anche le sue foto meravigliose) e da quelli di Gaia, che prevedevano il latticello. Io non l'avevo, ma ho seguito le spiegazioni per farne un surrogato.
Ho fatto qualche modifica e ne sono usciti dei muffin morbidissimi, non molto alti a dir la verità (ecco perchè mini), nè particolarmente belli, però molto molto buoni!


ingredienti secchi

200 g farina
150 zucchero di canna
2 cucchiaini lievito
1 cucchiaino bicarbonato
100 g gocce di cioccolato
un cucchiaio di farina di mandorle
un pizzico generoso di fleur de sel
marmellata d'arance

ingredienti liquidi
2 cucchiaini di estratto di vaniglia
240 di latticello
2 uova
110 burro

In una ciotola ho messo tutti gli ingredienti secchi, setacciando la farina con lievito, sale e bicarbonato.
Ho fuso cioccolato e burro e una volta raffreddati li ho uniti alla vaniglia, al "latticello" (latte, yogurt e limone) e alle uova.
Ho trasferito i liquidi nella ciotola dei solidi e ho mescolato velocemente. Dopo aver acceso il forno a 190° ho trasferito il composto (con l'aiuto dei bimbi, il sabato ormai è un must che si pasticci insieme in cucina) nei pirottini e al centro ho adagiato un mezzo cucchiaino di marmellata di arance (avevo la Wilkin and sons Tiptree, che ha dei bei pezzi di scorza dentro).
In 20 massimo 30 minuti i muffin erano pronti, ma era già tempo di correre al ritrovo per la partita. "Niente dolce, li trovate per la merenda." Sono bastati per la merenda e per il dopocena con gli amici. Qualcuno ha anche voluto portarsene via un po' per la colazione del giorno dopo.
Ora, in uno dei miei giri milanesi, dovrò trovare il latticello.

Partita persa, sarà stato il pranzo/breakfast un po' pesante?



giovedì 11 febbraio 2010

Zuppe calde o pizza da asporto?


Il venerdì pomeriggio è il momento più intenso della settimana, una serie di attività dei bambini incastrate l'una nell'altra: porta uno a nuoto e l'altra dall'amica con la quale andrà a pallavolo, recupera Giacomo da nuoto e, insieme a un altro amichetto portalo a catechismo, riprendilo a catechismo e finalmente a casa, sempre che ci sia qualche anima pia (mamme di amiche vicine di casa) che si occupi del rientro di Anna da pallavolo. Venerdì scorso era anche prevista una pizza serale...
Nel breve intervallo tra pranzo e nuoto faccio un giretto in rete e leggo il post di Sabrine, vellutata di fagioli. Fuori fa freddo, comincia a nevicare e penso che sarebbe l'ideale preparare per cena una zuppa, ma mi tocca una di quelle sere a mangiare pizza fredda da asporto con mamme e bimbi (belle serate, ma gastronomicamente parlando degli incubi). Sarà per un'altra volta. La neve si fa più fitta, le strade cominciano a diventare bianche. E la pizzata viene rimandata. Evviva, ho giusto quelle due ore a disposizione per mettere su una bella

ZUPPA DI LENTICCHIE (ANCHE ROSSE) E KAMUT (ho fatto fuori un po' di sacchetti avanzati)

mezzo sacchetto di lenticchie
una manciata di lenticchie rosse (avevo due sacchetti da finire)
una manciata abbondante di kamut
due cucchiai di olio evo
un cucchiaio di porro tritato
un bicchiere di salsa di pomodoro
sale e pepe

Ho messo a mollo per un'ora (non avevo più tempo a disposizione) le lenticchie e il kamut. Ho fatto un soffrittino con olio e porro e ho versato lenticchie e kamut, una bella rimescolata e ho ricoperto il tutto con almeno due dita d'acqua.
Ho portato a bollore, abbassato la fiamma e continuato a cuocere per un'altra oretta, o per lo meno fino a quando le lenticchie sono morbide e un po' sfaldate.
Ho salato, versato un po' di salsa di pomodoro e fatto cuocere per altri 10-15 minuti.
Nel frattempo ho tostato delle fette di pane casereccio, e sistemando la zuppa nei piatti insieme a fetta di pane, olio a crudo e pepe grattato, ho pensato che non ci sarebbe stata male quella robiolina d'alba avanzata nel frigo. Detto fatto, impiattato con una fettina di formaggio adagiata sopra, altro che pizza di gomma!
E questa volta anche i bambini hanno gradito, non è sempre facile inconrare il loro gusto in fatto di zuppe e vellutate!


E oggi agli impegni soliti si aggiungono due turni di ritiro pagelle, cosa preparerò per cena? Pizza?

Yellow Submarine





Era da quando è arrivato a Milano che il marito a ripetizione chiedeva di prenotare la visita e io immancabilmente mi dimenticavo di farlo. Sì, perchè se si tratta di smanettare su internet vado benissimo (prenoto vacanze per noi e tutti gli amici, aerei, traghetti, hotel, sono una perfetta agente di viaggi!) ma se bisogna prendere in mano il telefono.... la pigrizia e, forse, quel po' di timidezza che mi è rimasto, mi attanagliano e rimando, rimando, rimando...

Questa volta mi sono messa d'impegno, dopo un tentativo andato a male durante le vacanze di Natale (nessuno rispondeva), ho chiamato il Museo e finalmente domenica siamo riusciti ad avere l'appuntamento.
Ore 16.15, presentarsi un'ora prima alla biglietteria del Museo della Scienza e della Tecnica.

Quindi domenica mattina, colazione con le brioche fatte il giorno prima, messa, brunch a casa dei nonni per festeggiare la zia e via, verso il centro.
Biglietti in mano, giriamo per il Museo fino all'orario stabilito per iniziare la visita guidata.
Firme e riempimento di moduli, indossiamo il caschetto protettivo (e i bimbi sono contenti) e ci avviamo con la guida a visitare il Toti. Entriamo (siamo in 7) e mentre la guida racconta di come funzionava il sottomarino e di come vivevano i 24 militari dell'equipaggio, non posso fare a meno di pensare che già in sette non sappiamo come muoverci, che vita deve essere stata in 24!
La visita prosegue, guardiamo fuori con il periscopio, osserviamo gli strumenti, chissà se i bimbi capiscono cosa è il sonar, chissà se riescono ad apprezzare o quello che si diverte di più è il marito...
Usciamo, foto di rito, ci ritroviamo con altri amici e proseguiamo il giro del museo, padiglione dei treni (bella ambientazione, locomotive a vapore), padiglione aeronavale, spettacolare, se non fosse che cominciava ad essere buio e l'illuminazione è da catacombe.
E' quasi ora di tornare, tappa al nuovissimo e moderno bookshop, ci tratteniamo dall'acquistare cappellini, t-shirt, felpe del Toti (molto belli ma anche molto cari) ma un libro sul sottomarino e un modellino per la camera di Giacomo ce li portiamo via.
E' tardi, voglia di pesce, ma tutto quello che c'è è in congelatore e in più non è che sia ha molta voglia di cucinare. Per fortuna esistono dei sughi pronti surgelati (non findus, sono prodotti nelle Marche). Per soddisfare la voglia di pesce vanno bene. Io coordino i lavaggi dei figli e il marito imbastisce la cena, variegando un po' il sugo .
E intorno al tavolo ci raccontiamo le impressioni, come al solito i bimbi mi stupiscono. Attentissimi, non hanno perso una parola di quello che è stato raccontato, con qualche esempio in più sono riusciti anche a capire il sonar e il giorno dopo sicuramente racconteranno tutto alla maestra.

Se devo dare un giudizio, direi che il Museo della Scienza e della Tecnica è un tesoro inestimabile per Milano, ovviamente poco curato. Certo, è ampissimo, pieno di oggetti e quindi difficile da valorizzare, ma in alcune zone l'impressione è di una gran accozzaglia di cose, non ci sono itinerari tematici segnalati bene, si respira un'aria di vecchio e trasandato (vetri sporchi, zone "interattive" non funzionanti, poche spiegazioni).
Sicuramente ottima l'idea dei laboratori (che peraltro non puoi prenotare su internet, così come il Toti, ed è un Museo della Scienza e della Tecnica...), domenica il Museo era pieno di gente, (è uno di quei luoghi in cui si può tornare più e più volte, tanta è l'offerta) ma sinceramente partire con il rinnovamento dal bookshop e dall'area ristoro (operazioni, per carità, ottime e al passo coi musei europei) e tralasciare il resto ....

La visita al Toti, così come quella al Museo, merita. La nostra guida è stata chiara e esaustiva nella spiegazione. I miei figli hanno 10 e 8 anni, è l'età giusta, secondo me, per vederlo.
Certo, la prenotazione solo in determinati giorni e solo per telefono fa un po' ridere...

Ora aspettiamo che venga inaugurato il Nazario Sauro al Galata a Genova per organizzare una bella gita ad Acquario (piace sempre!) e Museo del Mare. Il bambino più grande (leggasi il marito) è già in fermento...







lunedì 8 febbraio 2010

Dopo la neve, il sole


Sabato mattina senza impegni, risveglio senza sveglia e casa piena di luce. La sera prima l'ennesima nevicata ha imbiancato il giardino e il sole è una piacevole scoperta. Colazione, il marito dorme dopo un rientro notturno dalle colline piacentine in mezzo alla neve. I bimbi vagano in pigiama tra sala sala e cucina, voglia di fare i compiti neanche l'ombra.
Ma è sabato mattina, il relax è d'obbligo. Non mi preoccupo più di tanto. (Ecco perchè sono sempre in lotta con l'orologio...)
Tiro fuori dal frigo quello che ho preparato la sera prima, mentre attendevo il ritorno del marito: la pasta per le brioche. Comincio a impastare, dividere in panetti, tentare trecce e girelle. Anna si avvicina e chiede di contribuire, "lavati le mani".
Anche se non ce c'è bisogno tiro su le tende, voglio fare il pieno di sole e poi il campo del grande albero davanti a noi è tutto bianco.
Ora siamo in due, lei, la creativa, la fantasiosa e io. Le due pasticcione all'opera. La lascio fare guidandola in pochi gesti, lei chiacchera e mi ricorda di quando per il suo compleanno abbiamo invitato le amichette a pranzo e poi per merenda ognuna ha fatto i biscotti.
Mi godo i momenti, chissà come verranno queste brioche.
La pasta è terminata, eccole tutte allineate nelle teglie, c'è la luce giusta per le foto. Ora bisogna solo attendere. E mentre lievitano, la giornata riprende gradatamente il ritmo normale.
"Bimbi, vestitevi e andate a fare i compiti". Anna parte e va, è il caso che io metta un pò di ordine in cucina (la lavastoviglie continua ad essere latitante...) e che cominci a pensare al pranzo.
Il telefono squilla, vado un attimo da un'amica, chiacchero un po' troppo, eccomi di nuovo a rincorrere il tempo. Ma l'incanto non è finito, e quando dal forno escono queste bellissime brioche, oltre alla soddisfazione rimane il cuore contento per quel momento di vita insieme.



LE BRIOCHE del sabato mattina

Da quando le ho viste da Gaia, mi è venuta voglia di farle. Ma non ho un'impastatrice degna. Stavo già pensando di tentare lo stesso quando ho visto queste da Ammodomio: potevo farcela anche io!
Come primo esperimento ho usato la ricetta del pan brioche della mia macchina del pane:

430 g farina Manitoba
50 g zucchero (io ho fatto 40 zucchero e un bel cucchiaio di malto d'orzo)
140 g burro
60 ml latte
3 uova
un cucchiaino e mezzo di sale
una bustina di lievito disidratato

La sera prima ho versato nella vasca della macchina gli ingredienti in questo ordine: latte, uova, burro, sale, zucchero, farina, lievito. Ho avviato il programma per il pane dolce (la mia è una Moulinex home bread ed è il programma 4 ) e ho spento un'ora prima del termine. Ho trasferito l'impasto in un sacchetto e l'ho messo a riposare in frigo per tutta la notte.

La mattina successiva, ho tirato fuori dal frigo la pasta (che nel frattempo era lievitata ancora, prendete un sacchetto grande!) e ho fatto le pieghe per impasti ricchi di burro come indica Adriano. Poi ho cominciato a dividerla in tanti panetti e con Anna ho realizzato panini semplici, pangoccioli, girelle, trecce, saccottini al cioccolato e alla marmellata.
Ho posizionato le nostre creazioni ben distanziate su due teglie e ho lasciato che lievitassero per più di un'ora. Ho acceso il forno a 200°, ho spennellato il tutto con un po' di latte e infornato per circa mezz'ora (alcune andavano cotte forse un pò meno). (spegnere e tirare fuori dal forno quando sono belle dorate)

Morbidissime, profumate e invitanti. La mattina dopo i bambini se le sono divorate (spalmandole di Nutella), esperimento riuscito!



 

venerdì 5 febbraio 2010

Hai mangiato?



Quasi ogni sera, mentre sistemo la cucina e i bimbi iniziano il loro luuungo avvicinamento al letto fatto di canzoni, risate, lavaggi, spinte, urla della mamma, schizzi, altre urla della mamma, tubetti di dentifricio che non si vogliono aprire, lunghi stand by davanti allo specchio, altre urla della mamma, vestizioni che avvengono a pezzi e in stanze diverse dalla casa, vestiti sparsi e ancora altre urla della mamma, quasi ogni sera più o meno in contemporanea arriva la chiamata del marito che, finalmente in macchina, chiama per avvisare che sta tornando.
Il viaggio è lungo e solitamente la telefonata diventa l'occasione, bambini permettendo, per raccontarsi un po' la giornata. Immancabile, prima di salutarsi perchè i figli proprio non ne vogliono sentire di salire nelle loro camere se un cerbero non li pungola, la mia domanda: "Hai mangiato oggi?" Dalla sua risposta so più o meno quanto mi separa dal relax divanesco.

"Niente ho una fame da lupi" significa, ovviamente che sono previsti più di 200 grammi di pasta con ricco condimento e magari anche un secondo per chiudere quel buchino. Oltre, ovviamente al dolce finale.
"Ho mangiato un panino", me la cavo tendenzialmente con tanta bella pasta, magari due pomodori e il solito dolce.
Piatto di pasta, magari un po' meno abbondante, anche quando va a pranzo con qualche collega.
Quando invece il pranzo è con clienti o fornitori o con il capo o quando santifica il venerdì facendosi un bel piattone di gnocco fritto e salumi piacentini, allora posso sperare che mi dica, "no non mangio nulla". E quindi ci si può accoccolare sul divano con una fetta - ina di torta e sperare che ci sia un bel film da guardare (speranza vana, solitamente...)

E' il caso di ieri sera, non solo è arrivato in tempo per salutare i figli che giravano in canottiera e pigiama per casa, ma ben pasciuto da un pranzo coi fiocchi. E allora, bimbi a letto, una bella fetta di Sacher modificata...

TORTA SACHER all'arancia

150 g cioccolato fondente

150 g zucchero

150 g burro

5 uova


per la copertura

200 cioccolato fondente

per la farcitura

marmellata di arance

Sciogliere il cioccolato a bagno maria (mai avrei pensato, quando l'ho messa in lista nozze, che avrei utilizzato tanto la bastardella) e lasciarlo raffreddare.

Lavorare il burro morbido con lo zucchero finchè non si ottenga una crema soffice. Unire alla crema il cioccolato a cucchiaiate e uno alla volta i tuorli dell'uovo. Lavorare a lungo, il composto deve essere morbido e spumoso.
Montare gli albumi a neve molto ferma, incorporarli al composto un po' per volta mescolando dal basso verso l'alto per non sgonfiarli. Unire poco alla volta la farina setacciata.

Versare in una teglia e mettere in forno (preriscaldato) a 200° per 45 minuti.
Spegnere il forno e non aprire subito.
Mettere la torta su una gratella e farla raffreddare.
Tagliarla a metà (io con il filo non ci sono riuscita) e farcirla di marmellata di arance.
Tenere un po' di marmellata, passarla eventualmete al setaccio e scaldarla leggermente al microonde. Spennellare la superficie
della torta.
A questo punto vengno le dolenti note: la glassa. Quando preparo le torte, solitamente c'è già la cena che incombe (io e la mia incapacità ad organizzarmi!), quindi molto semplicemente sciolgo a bagno maria il cioccolato e lo verso sulla torta, stendendolo con una spatola o un coltello.
Certo, i bordi rimangono molto scoperti e sicuramente il lato estetico lascia un po' a desiderare, ma sinceramente le glasse al cioccolato fatte con aggiunta di acqua e zucchero, o burro, mi sembra che tolgano il gusto del contrasto tra il fondente amarognolo e il dolce di marmellata e torta. Una volta o l'altra proverò...


martedì 2 febbraio 2010

Domenica piemontese

Spesa al supermercato. Come di rito compro pesce per il week end (le ostriche scontate) ma c'è anche la festa del Piemonte. Carne in offerta (e allora mi prendo una bella fiorentina) e prodotti che solitamente non si trovano, come i tajarin, tagliolini sottilissimi. Ne prendo due pacchi, uno di tajarin classici, un altro al tartufo. Passo davanti al banco dei formaggi, è la terza volta che li adocchio e che non li prendo perchè sono tanto buoni ma altrettanto grassi (ah il colesterolo e le mie ansie saltuarie salutiste!). Ma questa volta no, doveva essere un week end romantico e ci tocca stare a casa, bisogna trovare un modo per consolarsi. Li compro. Tuma d'la paja e robiolina delle langhe.
E domenica sera metto in tavola la serata piemontese.
Approfitto del fatto che abbiamo ancora un prodotto unico: il Crutin.



Tutti gli anni a Natale ce lo concediamo, è un formaggio a pasta rotta di Beppino Occelli, famoso brand langarolo, che dieci anni fa aveva un suo negozio nella via principale del paese dove vado in montagna.
Il Crutin è ricavato da latte di vacca e capra, la meraviglia è che è arricchito da scaglie di tartufo. E' un altro di quei jolly (come la bottarga) che rendono speciali dei primi semplici e che permettono di fare un figurone anche quando non si ha tanto tempo a disposizione (come per gli spaghetti per la bottarga, qui bastano paste all'uovo o gnocchi).
Beh, ho cotto per pochissimi minuti i tajarin al tartufo, ho scaldato in padella una generosa noce di burro (già che c'ero, ho preso quello Occelli), il marito ha grattuggiato il crutin e quando ho scolato e immediatamente condito, non vi dico che aroma di tartufo si è sprigionato per la cucina! Unico neo, avrei dovuto abbondare con le dosi dei tajarin!
E per secondo, un po' di formaggi accompagnati da salsa di fichi e senape, qualche nocciola e un'insalata di ceci olio rosmarino limone e pepe, panini farro e noci e ciabattine fatte in casa.

Week end casalingo, ma niente male!



lunedì 1 febbraio 2010

Quando si fanno progetti...


Era programmato da tempo, il week end del 30 - 31 mandiamo i bimbi dai nonni che è da un po' di tempo che chiedono di poterlo fare e noi ce ne andiamo a cena fuori sabato sera e domenica mattina brunch e a zonzo per Milano. Sono più di sei mesi che non ci prendiamo una serata per noi, l'ultima cena al ristorante (con famiglia al completo) risale alle vacanze estive...

Martedì Giacomo torna a casa: " Mamma mamma mamma sabato sono invitato a una festa di compleanno (che novità...) e pensa che stiamo anche a cena, mangiamo la pizza tutti insieme!"
Ecco e ora come glielo spiego che i programmi erano altri? Trovo il compromesso: festa fino alle otto e poi dai nonni. Week end salvo.

Mercoledì sera, Giacomo (che non si ammala mai) torna da calcio con la febbre. Faccio due conti e in cuor mio spero che sia la classica formettina influenzale che passa in due giorni. Ce la possiamo ancora fare.

Giovedì, Giacomo di febbre ne ha poca (evvai!), nel pomeriggio arriva un messaggio di mia sorella (che si contendeva con me i nonni come baby sitter) "domenica blocco del traffico a Milano". Già mi vedo il marito che, rifiutandosi di prendere i mezzi che dal paesello portano alla metropoli, pregusta la domenica pomeriggio sul divano accoccolati davanti a un film. Ma io volevo il brunch e il giro milanese... Il week end comincia a sfumare...

Giovedì sera, metto a letto i bambini. Anna comincia a lamentarsi di mal di pancia, testa, gola. A mezzanotte è bollente. Il week end ha cambiato decisamente i connotati.

Venerdì mattina avviso la sorella che i nonni sono liberi, chiamo la pediatra (antibiotico per entrambi) e, approfittando di un momento libero, corro al supermercato.

Per fortuna c'è sempre di che consolarsi. Tra sconti invitanti e festa dei prodotti piemontesi sono tornata a casa con tutto l'occorrente per non farsi prendere dalla depressione e potersi comunque gustare la vita.
E così, mandato Giacomo felicissimo alla festa, è bastato invitare i vicini di casa (nonchè cognati) e mettere in tavola un plateau di ostriche, una bottiglia di chablis, un'insalatina di gamberi ceci olio limone e pepe e un branzino al sale che il week end ha preso un'altra piega ancora.

E il giorno successivo, tutto Piemonte. Ma magari ve lo racconto domani.


Beh la morale della storia? Che, certo, le aspettative erano decisamente altre ( e chissà quando riusciremo a trovare un week end libero da impegni per noi e nonni), ma basta volerlo e la vita la si può gustare anche a casa con figli malati, blocco auto e televisore nuovo (iperaccessoriato, ultima generazione) arrivato crepato!

Buona settimana!

PS: l'insalatina di gamberi, esperimento veloce veloce, non sono neanche riuscita a fotografarla. Assalita e spazzolata all'istante! E delle ostriche fanno bella mostra solo i gusci...

INSALATA GAMBERI E CECI (versione veloce veloce)

1 vassoio di gamberi dell'atlantico (congelati crudi)
mezzo vasetto di ceci pronti (non lattina, è un vasetto scontato delle Conserve della nonna, non male)
Olio extravergine d'oliva
fleur de sel
un paio di cucchiaini di succo di limone
una grattata di pepe

Versare i gamberi ancora congelati in acqua bollente, cuocere per pochi minuti. Scolare e pulire i gamberi, metterli in una ciotola con mezzo vasetto di ceci, l'olio, il limone, il sale e il pepe. Mescolate e servire.

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