giovedì 28 gennaio 2010

Impegni, relax e polpette



Mercoledì mattina. Solito giro a scuola, torno, colazione e penso alla giornata.
Dalle 17.30 alle 19 riunione di classe di Giacomo, il suo calcio finisce alle 19.30, poi doccia. Significa che prima delle otto non riesco a mettermi ai fornelli e i bimbi alle 10 sono ancora in giro.
Idea, tiro fuori la trita dal congelatore, preparo le polpette e così quando rientriamo sono già pronte. Fatto.
Lavo le tazze rifaccio i letti, giro su internet, mi preparo e vado a pilates. Esco, mi infilo in un negozio a comprare un regalo di compleanno per l'amica di Anna, c'è tempo anche per la spesa. Alle 13.10 sono davanti a scuola. Mattinata produttiva.
A casa, mentre pranziamo io e Giacomo elenco mentalmente tutto quello che vorrei fare: ora preparo le polpette, lavo i piatti (la lavastoviglie ci ha lasciati definitivamente), sistemo la spesa, mi faccio la tinta che quella ricrescita proprio non si può vedere, seguo Giacomo nei compiti, lo porto al calcio e vado alla riunione.
Sì, però, mentre mi bevo la mia tazza di the verde mi rilasso un po', navigo un po'.... e un po' e un po' il tempo è passato.
La cucina era da sistemare, la spesa pure, con quei capelli proprio non potevo andare alla riunione. Giocoforza sono saltate le polpette.
Alle 19, riunione finita, via a prendere Anna a casa dell'amica, poi Giacomo al calcio. Lo guardo - stai bene?- Ho freddo mamma, e sonno.
Casa, gli preparo un bel bagno caldo nella speranza che sia solo freddo e non febbre. E sono le otto. Ma della trita scongelata che ci faccio?



LE POLPETTE AFFOGATE NEL SUGO ( dosi per non pensare alla cena per almeno due giorni)
500 g di trita scelta (solo carne piemontese)
2 salsicce (io uso quelle toscane che mi portano i miei suoceri)

un uovo

un po' di pane raffermo (una o due fette del mio pane)

un pizzico di sale
parmigiano reggiano grattugiato (una tazza)

semola


per il sugo

tre o quattro cucchiai di olio extravergine d'oliva
cipolla (metà circa)
due bottiglie di salsa di pomodoro (un giorno ve ne parlerò, la mia viene dalla Puglia)


Lo so, tutti sanno fare le polpette. E il bello, secondo me, è che ognuno ha le sue varianti, i suoi segreti. Non c'è niente di più personale e familiare come le polpette e forse le pizza e l'arrosto.
Io le ho sempre mangiate impanate e fritte, magari accompagnate da un po' di piselli.
In famiglia, si sa, chi comanda (...) è il marito e quindi le nostre polpette sono immerse nella salsa di pomodoro e come per Lilli e il Vagabondo accompagnano gli spaghetti (versione di mia suocera, amata da grandi e piccini)


Metto a mollo in una tazza d'acqua il pane secco.
In una ciotola mescolo (con le mani, come se stessi impastando) la trita e le due salsicce spellate, aggiungo il pane strizzato e sbriciolato, l'uovo, il parmigiano e un pizzico di sale. (mia suocera ci mette anche prezzemolo, ma il verde non è molto amato dai bimbi) Formo delle palline e le passo in un po' di semola. Nel frattempo metto sul fuoco una casseruola antiaderente con l'olio e la cipolla tritata. Quando il soffritto è pronto, adagio le polpette nella casseruola, le faccio rosolare a fuoco vivo, rigirandole. Si deve formare una bella crosticina croccante. Infine verso nella casseruola due bottiglie di salsa di pomodoro e faccio sobollire per almeno 30 minuti a fuoco basso (più si cuoce, più gustoso sarà il sugo, come per il ragù)
Le polpette sono così pronte ad accompagnare una bella ciotola di spaghetti e se il sugo avanza, verrà congelato nelle monoporzioni con l'etichetta "sugo di polpette mangiate"


Beh, io e Anna (Giacomo a letto con la febbre) abbiamo cenato alle nove e ho dovuto arrendermi al fatto che forse è il caso che in questi pomeriggi pieni di impegni il computer è meglio che stia spento.... o che io mi decida a mettere meno carne al fuoco!

PS il marito, ovviamente ne ha mangiate più di quanto ne abbiamo prese io e Anna, insieme ai soliti 200 g di spaghetti, accompagnando le forchettate con "che buone che ti sono venute oggi", niente di meglio per rinfrancarmi dopo essermi data della madre snaturata che mette a letto i figli troppo tardi la sera e che non si sa organizzare...

PPS e voi come le fate le polpette?

mercoledì 27 gennaio 2010

Cene low cost


La maggior parte delle volte la spesa al super è un tappabuchi tra un impegno e l'altro (ma cosa avrà da fare una che è a casa...), il tempo è contato e, lettore prestospesa alla mano, carrello piazzato da qualche parte per non ingombrare, procedo come un granatiere, arraffo prodotti, bippo, infilo nel carrello, riparto, slalomeggio tra coppie di pensionati che meditano e infine arrivo alla cassa. Ok ce l'ho fatta, in tempo per recuperare i bimbi a scuola senza che non si sentano i soliti con la mamma ritardataria.

Ci sono volte che di tempo ne ho un pò di più, che dopo l'accompagnamento a scuola e il caffè con le amiche giro la macchina in direzione super e mi dedico alla spesa. Allora faccio anche io come quei pensionati meditabondi che popolano le corsie dopo le 9, giro, guardo, leggo ingredienti, mi lascio ispirare e soprattutto adocchio offerte. Da ottima casalinga (seeeee!) sono molto attenta al budget di casa. E quindi una bella faraona a pezzi a meno di 5 euro al chilo non potevo farmela scappare.
Anche perchè, insomma, bisognerà pur variare ogni tanto dal solito pollo e maiale come carne bianca, no? E poi la faraona è il piatto forte che la mia mamma, imparandola dalla suocera torinese, porta sempre a Natale. Faraona arrosto con salsina di fegatini e nocciole. E piace a tutti.

Così l'altra sera, quando, ferro da stiro alla mano, mi ha assalita la solita domanda "Cosa preparo stasera per i bimbi e il marito?" l'ho tirata fuori. E siccome non avevo nè ingredienti, nè voglia di preparare la salsina, mi sono limitata a farla arrosto. Basandomi su una ricetta di un libro piemontese ( Ricette di Osterie di Langa Slow Food Editore).

FARAONA AL ROSMARINO

Faraona (la mia era già a pezzi, 800 g)
2 rametti di rosmarino
uno spicchio d'aglio
3 cucchiai olio extravergine d'oliva
un bicchiere di Nebbiolo (io avevo una bottiglia aperta di Barbera, ho usato quella)
sale
eventuale farina per addensare il sugo di cottura
due o tre fette di pancetta (l'ho aggiunta io, la ricetta non la riportava)

Tritare rosmarino, aglio e pancetta. Rosolare dolcemente la carne nell'olio insieme al trito di rosmarino aglio e pancetta. continuare la cottura bagnando col vino. Salare e continuare a cuocere. (la ricetta diceva di passare alla cottura in forno a 200° per 15 minuti, io ho continuato a cuocerla nella casseruola.)
Prima di servire recuperare il fondo di cottura, filtrarlo, legarlo eventualmente con un pò di farina e versarlo sui pezzi di faraona.

Apprezzata dai figli, il marito ha preferito i soliti 200 g e più di pasta.


PS domani lezione di geografia in classe di Anna. Come ogni giovedì si assaggiano prodotti tipici delle regioni studiate. Le mamme comprano (tutto deve essere rigorosamente confezionato) e i bimbi sperimentano. Domani Calabria.... dite che un vasetto di 'nduia è troppo per i palati delicati di una quinta elementare? Mi devo ingegnare...



lunedì 25 gennaio 2010

Voglia di mare



Quando a fine agosto si parte, la scommessa è sempre se riusciremo a stivare in un'auto già piena di bagagli anche le decine di bottiglie di vino e mirto, i pecorini, i barattoli di miele, di pesto campidanese e di cardi sottolio, la peschine, le olive.
Così ci ritroviamo bottiglie, cibo, pacchetti di malloreddus e quant'altro sparsi sotto le gambe, in mezzo ai vestiti, sotto i sedili. E quando finalmente si arriva a casa si passano giorni a scartare pacchi come fossero regali di Natale.
E' la nostra scorta per la dura realtà. Come formichine accumuliamo briciole di sole, sapori, suoni di quella terra magica che è la Sardegna e che da anni è nei nostri cuori oltre che nei nostri progetti di vacanza.

Certo, più si va avanti nei mesi, meno ti viene la voglia di sorseggiare un mirto gelato, vuoi perchè fa freddo ed è meglio un grappino, vuoi perchè non è la stessa cosa farlo in casa con un grado fuori o sulla veranda immersi nel profumo di lentischi ed eucalipti, dopo aver messo a letto i figli, a chiaccherare con gli amici.

Ma nei pranzi di pesce, spesso è un Is Argiolas o un Cala Silente a riempire i nostri bicchieri, il carasau, che fortunatamente trovo anche qui, è il mio snack preferito (aimè), il miele accompagna anche i formaggi di montagna e i cardi stanno attendendo un'occasione speciale per essere gustati.
L'altro giorno abbiamo aperto l'ultimo pacchetto di olive a scabecciu. Quando siamo al mare, uno dura meno di una settimana, ma siamo due famiglie di amici e, si sa, con un salamino, una forma di pecorino, una ciotola di olive e pane, si può andare avanti a oltranza a chiaccherare e piluccare.

Le olive a scabecciu (un pò di cultura etnogastronomica....) sono ricavate da olive tonde o pizz'e carroga, colte mature, incise longitudinalmente, immerse sotto sale, scottate in acqua e aceto e disposte ad asciugare al sole. Vengono poi soffritte con aglio e prezzemolo e messe sott'olio con gli stessi ingredienti. Già dopo un mese si possono gustare, dopo un anno danno il meglio di sè.
C'è anche chi non le fa soffriggere e le mette direttamente sott'olio con gli aromi.
Sono saporitissime, un leggero sentore amarognolo. Sono ottime da sole, con un bel pezzo di pecorino o una fetta di salamino, o adagiate su una fetta di pane spalmata di crema di formaggio.
Io le unisco all'orata al cartoccio, al coniglio e al maiale, ma soprattutto mi bastano per rendere un pò diverso un banale sugo al pomodoro.

Come l'altra sera, la solita poca voglia di pensare a cosa cucinare per il merito che torna tardi e la ricotta sarda in frigo. La solita insalatiera di pastasciutta, condita con il

SUGO ALL'ARRABBIATA SARDA
aglio

olio extravergine d'oliva
peperoncino
salsa di pomodoro

ricotta sarda
olive a scabecciu


Soffriggere olio, aglio e peperoncino, aggiungere la salsa di pomodoro e le olive tagliate a listelli più qualcuna intera. Cuocere per tutto il tempo di cottura della pasta. Stemperare la ricotta con un pò di acqua di cottura, scolare la pasta al dente e saltare in padella con sugo e ricotta.


Con un boccale di Ichnusa si può cominciare a pensare di prenotare casa e traghetto... d'altronde l'ultimo pacchetto di olive è stato aperto, come faremo poi???


PS niente foto, era troppo tardi, poca voglia mia e troppa fame del marito.

sabato 23 gennaio 2010

Freddo e raggi di sole

Giovedì mattina, è il giorno lungo dei bimbi a scuola. Mi metto al telefono. "Ciao, la mostra chiude il 31, che facciamo, andiamo?" "Fa freddo, provo a sentire se mia scuocera tiene il bimbo e ti richiamo".
Già, fa freddo, fuori è di quel solito grigio che invoglia solo a stare in casa. Ma quando l'amica richiama, visto che è libera, decidiamo che, sì, è un pò tardi, fa freddo, ma - dai- ce la possiamo fare. Macchina, metrò, mostra, un giretto rapido, metrò, macchina e possiamo riuscire ad essere di ritorno in tempo per l'uscita dei bimbi.
E' da un po' che ci diciamo che bisogna andare a vedere Hopper, la mostra sta per finire e noi non avevamo ancora trovato il giorno giusto per organizzarci.

Meglio così, arriviamo e non c'è nessuno alle casse. Giriamo per le sale prendendoci tutto il tempo necessario per leggere le didascalie, soffermarci davanti a olii, acquerelli e studi, per guardarci il video che in mezz'ora presenta in maniera completa e affascinante questo autore di cui conoscevo le opere più famose e poco altro.

La mostra mi è sembrata ben fatta, essenziale e chiara nel racconto della vita e dell'evoluzione pittorica di un uomo che fin dal primo autoritratto che ho incontrato mi è sembrato semplice e malinconico, attento e in attesa, americano del suo tempo e amante della cultura europea (Parigi e gli Illuministi).

Sono state quasi due ore di magia, quelle figure solitarie, fissate come una sequenza cinematografica in attesa della sequenza successiva, quegli scorci di tetti illuminati dal sole o quei paesaggi di Cape Cod, mix perfetto di riproduzione della realtà e sua rielabirazione mentale, ci hanno incantate.

E la sua affermazione "Tuttto quello che volevo fare era di dipingere la luce del sole su una casa" ti accompagna per tutte le sale, echeggia negli acquerelli e soprattutto negli olii e ti rendi conto che l'artista è proprio colui che osserva la realtà fin nei suoi particolari più apparentemente insignificanti e la sa rielaborare in modo tale da rendere quei particolari significativi e di impatto per tutti.

Siamo uscite nel cortile del Palazzo Reale, il freddo ci ha investite di nuovo. "Cappuccino?" Breve giro, un occhio rapido alle vetrine ed eccoci in una pasticceria in via Orefici, sedute al tavolo come due madame a sorseggiare cappuccino, assaporare un'ottimo croissant e commentare mostra e vita quotidiana.

Poi, incanto finito, di corsa al metrò. Macchina e scuola.
E' un po' presto, mi infilo in un supermercato a conduzione familiare (leggermente caro, ma molto ben fornito) vicino a scuola e trovo ad aspettarmi al banco dei formaggi una ricotta di pecora sarda appena arrivata.

La prendo, mi servirà sicuramente per la cena...


PS Per i milanesi che non l'hanno ancora vista, la mostra termina il 31 gennaio, poi sarà a Roma dal 16 febbraio al 13 giugno. Per informazioni vi segnalo il sito www.edwardhopper.it interessante anche per la sezione di Hopper e il suo tempo.

PPS C'è chi si è lamentato per la mancanza nell'esposizione di alcune delle opere più famose, è vero. Ma per chi, come me, non conosceva Hopper, è stata assolutamente esaustiva. Certo, mi sarebbe piaciuto vedere Nighthawks , ma la magia l'ho assaporata lo stesso!


giovedì 21 gennaio 2010

Non è serata senza dolcetto

Giovedì pomeriggio, un figlio alla festa di compleanno, l'altra in cucina che studia. L'ultimo avanzo di torta è finito ben due giorni fa. Sono due sere che quando per la cena del marito è arrivato il momento del dessert, bisogna accontentarsi di cioccolatini.
La prima sera, passi, erano appena arrivati dalla montagna i Bardonecchiesi al rhum, piccole delizie di una pasticceria che si merita una lunga serie di post. La seconda, per quanto buoni siano i Bardonecchiesi, il desiderio di torte si faceva sentire... "Hai fatto la torta?" "No, ho stirato...". Ora non ho più scusanti, non posso proporre stasera ancora cioccolatini o cantucci.
Si tratta solo di decidere se fare contenti anche i bimbi ed esaudire la loro richiesta di torta al cioccolato declinata anche in piccole monoporzioni per la loro colazione, o trovare un modo per utilizzare un'ottima marmellata di limoni fatta dalla mia amica Paola. Quella all'arancia, dopo il classico test del cucchiaino, è già stata apprezzata in questa

CROSTATA AL CACAO E ARANCE

225 g di farina

150 g burro

95 g zucchero a velo

30 g farina di mandorle

20 g cacao
1 uovo (la prossima volta proverò solo a metterci un tuorlo)

sale qb

Era da un che volevo provare una frolla cioccolatosa, per la ricetta ho tenuto sott'occhio quelle di
Sigrid e di Casa dolce casa, la prossima volta, però userò solo il tuorlo dell'uovo, perché l'impasto è risultato un po' molle (oppure terrò in frigo per più tempo la frolla).
Ho passato al mixer velocemente la farina di mandorle e lo zucchero, che poi ho versato una ciotola insieme a farina e cacao setacciati e burro a pezzetti, ho lavorato velocemente con la punta delle dita finché non si sono formati dei granuli (la solita sabbietta, questa volta color cacao), ho aggiunto l'uovo e formato una palla.
Sarà che voglio fare sempre un po' di testa mia ( il procedimento di Sigrid era un po' diverso), sarà per l'uovo intero, ma il composto era un po' molle. Non avevo il tempo di tenerlo in frigo 2 ore, così dopo un po' l'ho tirato fuori e in qualche modo ho steso la frolla e foderato la teglia.
L'ho infilata in forno (preriscaldato) a 200° per 10 - 15 minuti, l'ho tirata fuori e vi ho versato la marmellata e l'ho rimessa altri 5 - 10 minuti in forno.

Una volta raffreddata, l'ho spolverizzata con lo zucchero a velo e accompagnata da un ballon di Bas-Armagnac (abbinamento strepitoso).
Immaginatevi quanto è durata...

Beh, si è fatto tardi, tra poco tocca uscire a prendere Giacomo, conviene che, per non finire la serata come al solito in lotta impari contro il tempo, si opti per la classicissima torta al cioccolato. Tanto tra al massimo due giorni sarò di nuovo da capo a pensare a un dolce...

lunedì 18 gennaio 2010

Pregi e ratatouille

Il post del compleanno non è passato indenne: il marito torna a casa raccontando di aver ricevuto telefonate di insulti dalle sue colleghe... " Insomma, tra orari e dimenticanze ci faccio sempre una pessima figura, possibile che non puoi scrivere qualcosa di positivo di me?"
"Va bene, il prossimo sarà il post della riabilitazione!" E invece mi sono data alla cultura...
Oggi è la volta buona, glielo devo.
E cominciamo dall'ambito culinario: se avessi avuto un marito come mio padre, che guarda tutto ciò che non rientra nel suo esiguo menù di una vita con circospezione, e il più delle volte rifiuta, io, dopo dodici anni di matrimonio, sicuramente non sarei qui a raccontare delle mie avventure in cucina.
Mio marito, pur venendo da una famiglia di amanti della buona tavola e del buon vino, pur sapendo di aver sposato una che non aveva mai cucinato in vita sua, se non qualche torta, non si è mai tirato indietro, ha sempre accolto i miei piatti e le mie sperimentazioni (più o meno riuscite) con curiosità e benevolenza. Dispensando consigli e apprezzamenti, evitando di massacrarmi ( mi conosce e sa che sono un pò permalosa) quando il risultato non era propriamente all'altezza...

A casa dei miei era raro avere tanta gente invitata. I pranzi e le cene con ospiti erano quell'evento straordinario che metteva mia madre ( e a cascata tutti noi) in una certa agitazione.
A casa dei miei suoceri, l'opposto. E da noi i pranzi e le cene con amici non mancano mai. Mi ci sono dovuta abituare, all'inizio non era così naturale: vengono gli amici e cosa gli preparo? E poi chi mette tutto in oridine? Che fatica!!
Se non ci fosse stato lui a continuare a invitare, organizzare serate e grigliate, a sostenermi nella preparazione e nel riordino, ora non sarei in grado di godere della gioia di una bella serata passata tra amici a mangiare, bere e chiaccherare.
Sarà un marito che torna tardi la sera, che si dimentica di fare gli auguri, che non mi ha mai scritto due righe, ma sa condividere, spronare, sa apprezzare gli aspetti anche più semplici della nostra vita.
Io vorrei andare in vacanza chissà dove per essere contenta e a lui basta passare un pò di tempo in famiglia, magari preparando insieme la cena dell'ultimo dell'anno. Io cucino e lui pensa alla "scenografia" e ci ritroviamo a tarda notte, quando gli amici se ne sono andati, stremati ma contenti.
Quest'anno ha voluto cimentarsi nella ratatouille ("la faccio io"), proprio come quella del film. Per fortuna c'è il web e, ricetta trovata da Sigrid sottocchio, la ratatouille ha fatto il suo ingresso trionfale al nostro tavolo, dove tutti gli amici l'hanno apprezzata.

Ma, complice una spesa fatta frettolosamente, avanzavano zucchine, melanzane e peperoni per almeno un'altra porzione. Non avendo voglia di rifarla (la cottura richiede quasi due ore di forno) ho pensato di ricavarci un sugo, prontamente battezzato

SUGO RATAOUILLE

1 melanzana
1 peperone
1 zucchina
uno scalogno non troppo grosso
1 bottiglia di salsa di pomodoro
erbette provenzali
olio extravergine d'oliva
sale

Lavare peperone, melanzana e zucchina e tagliarle a fettine sottili o dadolini. Affettare lo scalogno e farlo soffriggere in quattro cucchiai di olio. Aggiungere le verdure e far saltare a fuoco vivo mescolando per 5 - 7 minuti. Quando le verdure saranno leggermente dorate, aggiungere la salsa di pomodoro e cuocere per almeno altri 10 minuti. Salare.
Quando le verdure saranno ammorbidite, frullare il tutto, aggiungere le erbette aromatiche, scolare la pasta e farla saltare insieme al sugo. Si possono aggiungere olive nere, capperi ed eventualmente un bel filo l'olio aromatizzato al peperoncino.

In questo modo sia il marito che i bimbi hanno mangiato verdure che solitamente (soprattutto i bimbi) non amano. Ciò che è avanzato, ovviamente, è finito nel congelatore per i tempi duri... o magari per una bella cenetta improvvisata con gli amici.
Potrei anche pensare di farci delle bruschette....





Non posso non pensare che mentre la nostra vita scorre più o meno indaffarata tra cucina, lavoro, mestieri di casa da fare, attività dei bambini, ad Haiti si soffre.
Sono tante le possibilità di aiutare, vi segnalo AVSI , un'associazione non governativa presente ad Haiti già dal 1999. Se andate sul sito potete leggere il diario via chat della responsabile, Fiammetta. Commovente e straziante.

mercoledì 13 gennaio 2010

Addii e scoperte


Che cosa avessero in comune il logo della metropolitana milanese, quello della regione Lombardia, dell'Agip, della Mondadori e della Feltrinelli, del Touring Club, della Coop fino a ieri non lo sapevo. Sono tra i marchi che maggiormente hanno accompagnato, e tuttora lo fanno, la mia vita quotidiana, quelli che vedi sempre, che magari se per un attimo ti fermi a guardarli ti colpiscono per la loro essenziale forza. Se penso alla Regione Lombardia la associo alla rosa camuna in sfondo verde, lo stesso per la M di Metropolitane Milanesi, sembrano nati insieme, fatti l'uno per l'altra, oggetto e sua proiezione grafica.

Cosa hanno in comune l'ho scoperto ieri, leggendo su FB (allora serve a qualcosa!) il link di un mio amico pubblicitario. Il padre, l'ideatore, Bob Noorda, olandese, milanese dagli anni '50, grafico "razionalista" legato al Bauhaus, morto lunedì a 82 anni.

Grave perdita, dice il mio amico. Lo si legge in tutte le notizie che riportano della morte di qualche grande personaggio.
Ma se penso a quei loghi, a ciò che Noorda stesso diceva riguardo al tendere all'essenziale e non al creare effetto a tutti i costi, mi accorgo che è sì una grave perdita. Perchè in questa realtà comunicativa in cui prevale l'effetto rumore, la sovrabbondanza di comunicazione in cui si fa gara a chi strilla di più, la semplicità di un segno grafico, l'uso sapiente di due colori soltanto sono come un porto tranquillo. E questo ci mancherà.



Sono diversi gli articoli che trovate in rete, vi segnalo quelli del Corriere, de il Giornale, e i ricordi di Abitare.

martedì 12 gennaio 2010

Compleanni, dimenticanze e macaretti



Venerdì 8 gennaio, compio 39 (argh!) anni. Mi alzo di buon ora, porto i bimbi a scuola, torno in tempo per fare colazione col marito. Un ottimo caffè macchiato come non lo trovo neanche al bar (sono diventata bravissima a montare il latte!), un biscottino e una spremuta d'arancia.
Il marito gusta il caffè, si rallegra per la spremuta, si infila la giacca pronto per l'intensa giornata di lavoro. E io aspetto gli auguri...
Scocca un bacio, sorrisone: "Ciao, vado, buona giornata" " Ciao, buona giornata anche a te!" Scende le scale e va verso il garage. Anche questa volta si è dimenticato. Pazienza.
Prendo le tazze, sistemo il tavolo e lo sento risalire. Faccio finta di niente. " Ti sei dimenticato qualcosa?" La butto lì con tutta nonchalanche. Mi volto e lo vedo con due o tre cd in mano.
"No, è che ormai Natale è passato, è ora che cambi i cd da tenere in macchina". Prende i cd, sorriso e se ne va di nuovo giù per le scale. Torno ai miei lavori, anche quest'anno arriverà la sua telefonata di auguri a giornata quasi conclusa....
Mi consolo con un bel mazzo di fiori "giovanili" scelto da mio suocero e con una merenda con "quelle cose bianche - mamma- che assomigliano alle meringhe".



I MACARETTI

zucchero a velo
220g
farina di mandorle 120 g
zucchero semolato 30 g

albumi 90 g


Per il capodanno francese avrei tanto voluto fare i macaron. Cerco nel web, trovo la ricetta da Sigrid, la copio e mi accingo a farli, ma faccio l'errore di fidarmi della mia memoria riguardo al procedimento.
La ricetta originale diceva di passare al mixer zucchero a velo e farina di mandorle, passarli al setaccio, aggiungere il sale e due gocce di limone. Montare gli albuni a neve fermissima, aggiungere lo zucchero semolato e continuare a sbattere. Aggiungere metà composto di zucchero e farina di mandorle, mescolare delicatamente dal basso verso l'alto e quando tutto è stato assorbito, fare altrettanto col resto del composto, che alla fine dovrà fare il nastro.

Io, complice la fretta che avevo e le troppe cose che mi ero messa in testa di realizzare, ho montato gli albumi a neve, neanch
e tanto ferma, ho aggiunto il composto zuccchero e mandorle un pò alla volta e ho continuato a montare.
Risultato, il composto non faceva tanto il nastro e quando si è trattato di formare dei mucchietti (come da ricetta) sulla carta da forno, i miei non erano tanto sodi...


Ho continuato, però a seguire le indicazioni della ricetta, ho infornato per 14 minuti in forno già caldo a 155° .


Il risultato sono questi dolcetti che nella forma proprio non richiamano i macarons ( e infatti non sono andati in tavola e non sono stati farciti), ma che non erano niente male, una via di mezzo tra dolcetti di pasta di mandorle, amaretti, brutti e buoni... La prossima volta mi fiderò poco della mia memoria (l'età avanza) e mi terrò la ricetta sotto il naso!


lunedì 11 gennaio 2010

Il maiale cotto nel maiale



L'ho comprato un paio di anni fa all'Artigiano in Fiera. Ci ispirava simpatia quel banco pieno di maialini in terracotta di taglie diverse. La mente già rivolta alle cene tra amici in cui avremmo potuto portare in tavola un bell'arrosto nascosto nella pancia del maialino, col fumo che gli usciva dal naso, lo abbiamo acquistato.
Venerdì sera, il solito dilemma del tardo pomeriggio: cosa preparo per cena? Il marito aveva già preannunciato un certo ritardo, che dati i suoi orari normali significava superare di un bel pò il prime time; in frigorifero soggiornava da un pò di giorni un cosciotto di maiale disossato che avrei dovuto cucinare o trasferire nel congelatore e ho deciso di tirare fuori il maialino.

Un breve bagno in acqua calda ed eccolo pronto per

IL COSCIOTTO DI MAIALE ALLA SENAPE

Un cosciotto di maiale (1 kg scarso)
senape
mazzetto guarnito di aromi (rosmarino, timo, salvia, maggiorana)
un filo d'olio e un pizzico di sale

Ho spalmato il cosciotto con la senape (ho usato la Dijon Originale della Maille), l'ho adagiato dentro la pancia del maialino, insieme agli aro
mi e a un filo d'olio, ho aggiunto un pizzico di sale e qualche bacca rosa ( falso pepe rosa). Ho infornato a 200° per un'oretta.



La cottura nel maialino permette di avere una carne morbidissima, saporita e "dietetica", dato che l'uso di olio, burro e condimenti vari è superfluo (l'ideale, quindi, dopo i bagordi delle feste).

Ho fatto saltare in padella con un pò di rosmarino delle patate tagliate a cubetti e i bimbi hanno apprezzato ( a dire in vero Anna si ricordava ancora di quando avevo cotto lo stinco con mele e prugne e ha detto che preferiva di gran lunga quell'uso del maialino).
E quando finalmente intorno alla mezzanotte il marito, è rientrato, è bastato scaldare al microonde fettine di cosciotto e patate e tornare a sonnecchiare sul divano.

venerdì 8 gennaio 2010

Delusione


Strano, ieri non solo non siamo arrivati in ritardo, ma addirittura in anticipo! Chissà quanto dura...
Così, dopo aver accompagnato i figli a scuola, essere ritornata pattinando sulla strade ghiacciate del mio ridente paese (non abito in montagna, solo alle porte di Milano), aver fatto una tranquilla colazione con riassettamento veloce della casa, ho deciso che era proprio il giorno giusto per i saldi.
Probabilmente mi mancava l'ispirazione, ma sono tornata a casa senza neanche un sacchetto. Niente, nè per me, nè per i bimbi (il marito nei giri di shopping non è contemplato...).
L'impressione ancora più forte rispetto agli anni scorsi è che quello che avevo adocchiato nelle vetrine natalizie, in tanti negozi, soprattutto nelle grandi catene, sia misteriosamente scomparso per fare posto a una nuova collezione invernale...
Non mi arrendo, la prossima volta proverò un'altra zona di Milano.
O mi consolerò girovagando in uno di quei negozi per la casa che mi piacciono tanto e che, saldi o no, sono sempre un piacere da visitare (anche se poi si esce a mani vuote per un eccesso di risparmiosità)!

PS la foto ovviamente risale alla primavera scorsa, ieri la poca ispirazione ha fatto sì che mi dimenticassi la digitale a casa.

mercoledì 6 gennaio 2010

Si ricomincia

Ultime ore di vacanza, da domani sveglia alle sette, otto meno cinque fuori per portare i bimbi a scuola. La domanda che ci poniamo in tanti (per lo meno tra amiche casalinghe e insegnanti che hanno potuto godere di questi giorni di riposo) è se riusciremo a rientrare nei ranghi subito o se domani la scuola vedrà una schiera di ritardatari arrivare affannati e addormentati perchè abituati (come noi) a svegliarsi oltre le dieci da ormai due settimane.
Si vedrà, intanto ora si sta ancora studiando a memoria una poesia di Natale che era sfuggita (che caso!). E mentre si riempiono le cartelle e si mette in fondo al letto la tuta perchè domani c'è "motoria", io già progetto di approfittarne dell'orario lungo del giovedì per andarmene in giro per saldi...
Sono andati via da poco gli amici con i quali tradizionalmente trascorriamo il pranzo dell'Epifania e mi domando cosa mi rimane di queste vacanze casalinghe. Tanto riposo e tranquillità, giochi e film in famiglia, un pomeriggio a Milano tra gli affreschi di San Maurizio e librerie, pranzi e cene con amici e parenti, il cenone di san Silvestro con i miei esperimenti francesi....

LA TARTE TATIN (ricetta presa da un vecchio Sale e Pepe e un pò riadattata)

1 kg di mele (ho usato le annurca)
200 g burro
250 g zucchero
un limone
175 farina
2 tuorli
un pizzico di sale

Setacciare la farina e unirla allo zucchero e a un pizzico di sale. Unire 75 g di burro a pezzetti e lavorare con la punta delle dita finchè il burro non è stato assorbito dalla farina. Fare una fontana, sbattere i tuorli e unirli al composto. Lavorare l'impasto velocemente, finchè da granuloso diventerà omogeneo, formare una palla, avvolgerla nella pellicola e metterla in frigo.
Sbucciare le mele, tagliarle a spicchi di media grandezza, immergerle in acqua fredda e limone per non farle annerire.
In una padella che possa andare in forno o in una teglia dal fondo spesso fare fondere il burro rimanente e quando sfrigola versarvi a pioggia 200 g di zucchero. Cuocere burro e zucchero a fuoco moderato per 5 minuti, mescolando ogni tanto con un cucchiaio di legno finchè non si ottiene un caramello di colore bruno - dorato. Appena prende colore, abbassare la fiamma Togliere dal fuoco e lasciare intiepidire. Sistemare gli spicchi di mela nella teglia a cerchi concentrici, ben vicini e in piedi. Cuocerli per 15 minuti, rigirandoli da entrambi i lati, di modo da caramellarli. Togliere dal fuoco e lasciare raffreddare. Io ho aggiunto qua e là in mezzo agli spicchi delle scorzette d'arancia (ovviamente non trattata).
Scaldare il forno a 190° . Stendere la pasta in un disco spesso 2 - 3 mm, largo quanto la teglia. Arrotolare la pasta sul mattarello e srotolare sulla teglia sigillandola.
Infornare per 20 25 minuti. Lasciare intiepidire la torta e rovesciarla sul piatto da portata.
La Tarte Tatin è ottima servita tiepida accompagnata da un pò di panna.

Come primo esperimento direi che il risultato è stato ampiamente apprezzato da tutti, tranne che da me. Troppo burro. La prossima volta proverò a dimezzarne le dosi per il caramello.

Beh, non è propriamente una torta per la colazione post vacanze natalizie, ma l'inverno è lungo, e le serate in compagnia con caminetto acceso e Armagnac non si esauriscono (per fortuna) con le vacanze!



lunedì 4 gennaio 2010

La miglior ricetta del 2009


Scorrendo i blog di fine - inizio anno mi ha incuriosita quello di Anice e Cannella sulla migliore ricetta del 2009. Stavo già pensando che sono ancora poche le ricette che ho pubblicato, che tra queste forse la migliore, quella che dà sempre soddisfazioni, è quella della torta morbida al cioccolato. Poi è arrivato il cenone del 31, quello in tema francese. Che divertimento! un giorno intero a cucinare, a provare ricette nuove, a dedicarmi alla cucina con tutta la famiglia, senza l'assillo dei figli che hanno fame, del marito che torna tardi o di tutti gli altri impegni che spesso non mi danno tranquillità e animo giusti per gustarmi a fondo il lavorare in cucina.
In un menù francese non potevano mancare le vellutate e, oltre alla classicissima porri e patate (o vichissoise) ho deciso di inserire una vellutata in tema ultimo dell'anno.

VELLUTATA DI LENTICCHIE CON FOIE GRAS
(per 10 - 12 persone)

700 grammi di lenticchie
mezza cipolla
olio extravergine d'oliva
timo
100 ml panna
sale
pepe

4 dischi di foie gras

Mettere a mollo per un paio d'ore le lenticchie. Tritare la cipolla e soffriggerla leggermente con due cucchiai d'olio. Unire le lenticchie e mescolare. Coprirle con acqua fredda e cuocere a fuoco medio con il coperchio per circa un'ora. Ogni tanto controllare il livello dell'acqua e se si è asciugata, aggiungerne. A cottura quasi ultimata, salare, mescolare e passare le lenticchie col passaverdura o ( per rendere più veloce il procedimento) frullarle (in questo caso ovviamente la vellutata rimarrà un pò più granulosa). Aggiungere mezzo bicchere di panna ed eventualmente altra acqua se vi sembra troppo densa.

Portarla in tavola fumante in una zuppiera larga. Adagiarvi sopra quattro dischi di foie gras. Quando la servirete, aggiungerete in ogni piatto un pezzo di foie gras che nel frattempo si sarà già un pò sciolto regalando alla vellutata un'aroma senza pari. Una grattata di pepe per terminare e un pizzico di fleur de sel.

Una piacevolissima scoperta! Sicuramente la mia migliore ricetta del 2009!

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