giovedì 21 febbraio 2013

IDENTITA' GOLOSE, ITALIANITA' e RISPETTO




L'aspettavo e temevo che le previsioni avverse e l'assenza di nonni sitter avrebbero potuto stravolgere i miei piani. E invece tutto è andato come doveva: un lunedì di full immersion a Identità Golose.
A Identità ho incontrato un paio di amici produttori di zafferano, che per la prima volta esponevano. Mi hanno chiesto cosa ne pensassi di un evento del genere. Come spiegare? La sensazione è quella di essere al luna park, l'ho già detto.
Il solo vagare per gli stand e osservare la quantità di casacche bianche che girano, chiacchierano e osservano fa piacere: puoi incontrare il grandissimo Bottura che con la solita passione risponde ad un'intervista e lo studente dell'alberghiero, uno dei tanti bambini che ho fatto giocare in oratorio,  orgoglioso del proprio cappello e della propria divisa.


 Cuochi, esperti del settore, produttori di eccellenze, giornalisti e narratori del gusto, semplici appassionati e cacciatori di eventi. A Identità c'è di tutto. Ma c'è soprattutto la cucina. Bello, interessante tutto il corollario di espositori e sponsor, ma il fulcro rimangono le lezioni.

Quest'anno si parla di rispetto, parola abusata e bistrattata nello stesso momento. Perchè rispetto in cucina? Rispetto di chi, di che cosa, verso cosa?
Ogni chef ha risposto alla sua maniera. A me cosa è rimasto?

RISPETTO  per la materia. La lezione di Cracco e Baronetto. 



Il filetto di fassona di Carmagnola che il macellaio artigiano ti concede di avere è talmente pregiato che non si può sbagliare: eccolo servito crudo con in abbinamento un sugo di vitello.
Le lenticchie di Ischia, invece, tostate in padella, raffreddate, frullate e setacciate sono l'ingrediente ideale per dare un tocco in più al riso tradizionale. Rispetto per la materia, davanti alla quale viene fuori la vera natura degli chef, anche di quelli molto mediatici...

RISPETTO per il proprio cuore e la propria passione. Quando sento parlare Bottura penso che sia una forza della natura perchè dà ascolto al proprio cuore. La sua lezione ti lascia sempre incantato. Inizia ringraziando non solo i vertici di Identità, ma la bassa manovalanza. Ribadisce l'importanza di essere una squadra, sala e cucina. Invita tutti a scoprire la poesia nel quotidiano. Che lezione per noi italiani, che siamo solo portati, ultimamente, a guardare tutto il nero che c'è, la fatica che si fa, il brutto che ci circonda!  Ma la realtà è sempre portatrice di un positivo. Me lo ripete un amico da sempre. E me lo sono sentito ricordare proprio da Bottura. Lasciarsi sorprendere dall'imprevisto, dal poetico che è intorno a noi. da questo nascono i suoi piatti.

RISPETTO per la nostra identità. Di nuovo la lezione di Bottura e anche quella di un altro portento: Scabin.


Non c'è innovazione senza tradizione: se per Bottura prima di arrivare a sperimentare bisogna saper tirare la pasta, per Scabin c'è la commozione di pensare, guardando le stelle, che i suoi piatti, italiani doc e a filiera piemontese, saranno là, nello spazio. Il suo racconto di come sia riuscito a creare piatti italiani come le lasagne e il tiramisù per gli astronauti è affascinante e divertente.


Se per Bottura italianità significa ideare un menù che si chiama Vieni in Italia con me (e il cappuccino di cipolle e patate con cornetto di ciccioli che vedete nella foto iniziale ne fanno parte), per Scabin noi dobbiamo avere rispetto per noi stessi. Lo ha gridato con tutta la sua potenza: siamo Italiani!! Noi sappiamo mangiare bene! Non dimentichiamocelo: chi sa far bene da mangiare, affronta meglio la crisi. Perchè è capace di valorizzare gli alimenti di stagione e quelli che costano poco....

RISPETTO per il gusto. E' la lezione di un selvatico Oldani, che si è ritrovato a raccontare di se', del proprio libro (che sto leggendo, molto interessante), del lavoro che c'è dietro ogni piatto, dopo l'exploit Scabin. Una lezione, la sua, meno empaticamente coinvolgente di quella precedente, ma altrettanto vera e piena di passione nel tentativo (riuscito, secondo me) di raccontare al pubblico come nasce un piatto. Tenendo conto degli equilibri  tra gusti e percezioni.

E fuori dal grande palco, il mondo di chi espone ciò che fa grande l'Italia: la pasta di Gragnano, la farina macinata a pietra, salumi, vini, lo zafferano dei miei amici bergamaschi (di cui vi parlerò in un post), il tripudio di dolci dei  fratelli Cerea, germogli dai gusti più strani, fiori essicati e composte di frutta candita e tartufo...

Un giorno ad Itentità Golose e capisci che l'Italia non è solo quel paese allo sfacelo per colpa di tanti (tanti, non solo dei politici). L'Italia è anche e ancora, per fortuna, ricchezza di tradizioni, di passioni, di intraprendenza e di gusto. Si potesse partire da lì, dal rispetto per ciò che si è e che si è stati, sarebbe decisamente bello....

Vi lascio con qualche foto presa qua e là nel mio girovagare come Alice nel paese delle meraviglie....


Italia uguale pasta. In assaggio spaghetti di Gragnano con Colatura di alici di Cetara, aglio e peperoncino.




In casa mia ci vorrebbe una padella così... nutrirei ancora più amici!



Pop art e riso.


Birra e sperimentazioni. 



We love pork... e come non capirli!



Dulcis in fundo il tripudio di dolci dei fratelli Cerea. Questo è solo un particolare del buffet ....


2 commenti:

  1. bellissimo reportage, io ci sono stata martedì, peccato :-)

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  2. Peccato essermelo perso, grazie al uno post però è stato un po' come essere lì!

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