giovedì 3 novembre 2011

FARE SCUOLA



Due figli che frequentano lo stesso istituto paritario. Una scelta educativa, una fatica perchè le rette non sono da poco. Una scuola dove la maestra delle elementari accoglie i suoi alunni il primo giorno di scuola dicendo che sono pietre vive della storia, e una serie di professori capaci tanto di insegnare un metodo e di pretendere quanto di giocare e di rapportarsi con i  loro alunni trasmettendo passione.
Un luogo dove, tutto sommato, anche i più scapestrati  e pelandroni vanno volentieri. Questo fino a due settimane fa.
Poi un sabato il costruttore della sede decide di far valere i suoi diritti e cambia le serrature. Sfratto: tutti a casa e tutto ciò che c'è dentro (documenti, quaderni, pc per dislessici, tute e scarpe da ginnastica, materiale vario) di fatto sequestrato.
Non voglio entrare nel merito di una diatriba feroce che vede i soggetti in questione avere nello stesso tempo torto e ragione. Ciò che mi lascia perplessa è vedere come non si sia perso tempo nell'eseguire uno sfratto (il costruttore evidentemente è uno che conta) e come invece il tempo continui a passare senza che 350 ragazzini possano andare a scuola.  Se, ad oggi, i miei figli sono riusciti a tornare a far lezione è grazie alla disponibilità dei parroci che hanno aperto gli oratori. Una situazione d'emergenza, che però fa pensare...

Cosa mi dà tutta questa vicenda, oltre a rabbia, amarezza, preoccupazione e un gran mal di testa? Mi porta a non dar per scontato nulla. Davanti ai miei figli privati di ciò che è fondamentale per loro mi sono chiesta cosa voglia dire far scuola.

Trasmettere cultura e passione, insegnare un metodo e un approccio alla realtà che non servano solo a imparare bene la lezione, ma ad affrontare la vita. EDUCARE, far crescere, formare degli uomini che imparino a guardare, ad amare, ad avere curiosità, voglia di creare e di dare il proprio contributo per il mondo.

Ho fatto scuola insieme ai miei figli trascorrendo una giornata con la classe di Giacomo e la loro maestra: la scuola è chiusa? Si va in sant'Ambrogio a fare i giornalisti: blocco, matite, macchina fotografica e binocolo. E il signore che si è fermato a guardare tutti quei bambini seduti in silenzio, con gli occhi attenti a osservare il pulpito e le sue raffigurazioni sarà rimasto certamente stupito. E forse di sarà chiesto "che scuola è?"

Ho fatto scuola guardando un pomeriggio i ragazzi delle medie cantare con i professori che hanno speso il tempo libero  con i loro alunni, per poterli guardare in faccia.

Dal prossimo post si riprenderà a parlare di cucina, ma oggi volevo condividere i miei pensieri. Vi lascio con questo altro esempio di quello che io desidero che passi la scuola ai miei figli. Una passione e un'attenzione alla vita. Alessandro D'Avenia, un pezzo della sua lezione su Dostoevskij




Chi ha letto il suo libro, Bianca come il latte, rossa come il sangue (bellissimo e intenso!), ritroverà nel professore che il protagonista chiama "il sognatore", proprio una figura di educatore come questo ...

Buona giornata a tutti!

1 commento:

  1. Grazie Lucy per le tue parole perchè, come insegnante, mi riporti alla realtà e alla bellezza del mio lavoro,
    Un bacio Adri

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