giovedì 31 dicembre 2009

Al lavoro!



Ogni anno, da quando siamo sposati, il 31 si passa a casa nostra.
Dopo il primo anno in cui ognuno ha portato qualcosa e ci siamo ritrovati a mangiare cotechino e lenticchie per 2 settimane, abbiamo deciso che avremmo fatto tutto noi. Ogni volta una ventina di invitati e ogni 31 un tema diverso: cucina toscana, piemontese, sarda, cucina di mare e di montagna, ferrarese, rinascimentale, ispirata al Signore degli Anelli, boema, americana (la foto del tacchino lascia un pò a desiderare, ma era ottimo) e infine quest'anno tema francese.
Si comincia tempo prima a documentarsi con libri e ultimamente il web, si cerca l'ambientazione giusta (tutto di carta e plastica, ma in tema), la musica adatta e a volte, come per il Signore degli anelli, si fanno le cose in grande con menu scritto sui cavalletti, costumi, centrotavola, portatovaglioli e segnaposto realizzati ad hoc.
Quest'anno gli invitati sono forse un pò di meno, ma la musica di Ratatouille e la Vie en rose sono pronte, anche un lungo grembiule nero tipo Brasserie Lipp con tanto di cappello in tinta. Avrei voluto andare dal parrucchiere per un carrè come si deve, ma la prigrizia di questi gironi ha preso il sopravvento...
Il menù è impegnativo, per cui è ora che mi metta all'opera. Nelle intenzioni c'è quella di riuscire a fare la tarte tatin, i macaron e il croquembuche... sono ancora in tempo???

sabato 26 dicembre 2009

Ancora auguri



Che sono una ritardataria è saputo, che mi vengono in mente mille idee da realizzare anche, che se non vado a cercare gli ultimi regali a un'ora dalla cena della vigilia non sono io, che il Natale era ieri è una certezza. Ma gli ultimi giorni sono stati così di corsa che non avevo la concentrazione giusta per fare un post, pur avendo fatto decine di foto all'angioletto del mio presepe per spedire gli auguri via web. Ora che dovrei pubblicare le foto del tavolo della mia cucina ancora pieno di bicchieri da lavare, ho deciso che gli auguri li mando lo stesso, perchè, almeno per me, il Natale non si esaurisce in un giorno e mezzo. In attesa di leggere (e magari pubblicare) racconti di pranzi, cene e nuovi preparativi per il Capodanno, auguro a tutti tanta letizia!



martedì 15 dicembre 2009

10 giorni.... o anche meno


Per chi ancora non se ne rende conto, per chi a meno 10 è già collassato sotto la mole di impegni, cene, regali da comprare, alberi e presepi da abbellire.
Per chi sta pensando, provando e riprovando tutte le portate della vigilia e anche del pranzo.
Per chi ha la casa invasa da stoffe, pannolenci, campanellini, fili colorati, colle a caldo e sa già che non riuscirà a finirli tutti quei regalini home made.
Per chi ha il forno in funzione 24h su 24 e ha provato tutte le varianti di biscotti presenti sul web.
Per chi vorrebbe tanto un di neve in città che fa tanto Natale, e per chi invece ogni mattina guarda fuori timoroso augurandosi che le strade non siano bianche.
Per chi in macchina, in casa, sotto la doccia canta solo canti di Natale e per chi proprio non capisce per quale motivo gli tocca sorbirsi quelle lagne.
Per chi vorrebbe essere ai Caraibi e per chi trova che non sia luogo più bello di casa propria per passare il Natale.
Per chi sa che anche questa volta non riceverà quello che ha chiesto e per chi sa già che dovrà lavorare.
Per chi crede in Colui che a Natale nasce e per chi ancora cerca ma si gode il clima.

Per tutti, buona attesa....

Dall'immagine tesa
vigilo l'istante
con imminenza d'attesa -
e non aspetto nessuno:
nell'ombra accesa
spio il campanello
che impercettibile spande
un polline di suono -
e non aspetto nessuno:
tra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno:
ma deve venire,
verrà, se resisto,
a sbocciare non visto,
verrà d'improvviso,
quando meno l'avverto.
Verrà quasi perdono
di quanto fa morire
verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro,
verrà come ristoro
delle mie e sue pene,
verrà, forse già viene
il suo bisbiglio.

Clemente Rebora


lunedì 14 dicembre 2009

Mercatini e cene improvvisate

Sabato (e domenica) mercatino della solidarietà alla scuola dei bimbi. "Caro marito, tu vai alla partita di Giacomo che io e Anna andiamo al turno del mercatino." "E quando torni?"" Il turno finisce alle 22.30."
Grugno.
E ognuno per la sua strada.
Arrivano le sette e mezza, il mio banchetto ha già fruttato parecchio, decido di chiudere prima e andarmene a casa.
Ciao.- Ciao (voce da grugno) - Sorpresa, torno a casa per cena. - Bene, ci ha invitato mio fratello, portiamo il vino, lui fa la pasta con gamberi e vongole, non è che hai tempo e voglia di andare a comprare qualcosa di secondo?
Posto che in zona di negozi aperti oltre le otto neanche l'ombra, se anche ci fossero stati, la voglia proprio non c'era. Allora mente locale a ciò che c'è in frigo e quando torno a casa ecco che nasce



L'INSALATA DI INDIVIA E BOTTARGA

Ho tagliato a julienne due mazzi di indivia belga, precedentemente lavata e asciugata, li ho uniti alla bottarga di Cabras, tagliata a scaglie, a spicchi d'arancia sfilettati, pinoli, scaglie di pecorino stagionato. Un filo d'olio, un pizzico di fleur de sel, una grattata di pepe rosa, ho mescolato il tutto e il secondo leggero da portare in tavola era pronto. Viste le premesse (cena da solo con i figli e moglie al mercatino) non ci si poteva lamentare....

giovedì 10 dicembre 2009

Tutti gli anni


Ci casco tutti gli anni, a settembre / ottobre vengo tentata da quelle specie di cipollotti secchi che trovo negli scaffali del super, al mercato, al vivaio. Mi fermo, li guardo e penso a quando l'inverno comincia intiepidire e a declinare verso la primavera, alla voglia di colore che si ha in quel periodo, penso a come sarebbe bello il mio giardino con quei fiori d'inizio primavera e li compro. Giacinti, narcisi, muscari e tulipani. Tutti gli anni ne compro almeno una scatoletta e immancabilmente non trovo mai il tempo, la voglia, le condizioni climatiche giuste per piantarli. Quest'anno, nel bellissimo vivaio vicino a casa mia avevo anche trovato dei bulbi di muscari bianchi e di una varietà di narcisi piccoli e molto eleganti. Ma ci si è messo anche il riposo forzato per via della caviglia e il rischio di arrivare a febbraio e chiedersi "ma se li pianto adesso cresceranno?" era molto elevato.
Ieri era la giornata giusta: prendere o lasciare.





Approfittando di sole e cielo blu sono uscita e li ho piantati. Ho provato anche a mettere in terra, sparsi qua e là nel prato, i crochi. Ora sono tutti lì, nella terra e nei vasi ad attendere e io con loro...
Intanto, nonostante siamo in pieno clima natalizio, le rose continuano imperterrite a voler sbocciare.




mercoledì 9 dicembre 2009

Dolci d'Avvento



Avvento, tempo di attesa, di canti di Natale, di luci fuori dalle finestre, di alberi di Natale e di presepi, di calendari che quest'anno non siamo riusciti nè a comprare nè a fare. Tempo di addobbi e lavoretti, di mercatini e spettacoli (http://www.inquestanottesplendida.it), di corse al regalo e di raccoglimento, di cene e feste.
Tempo di preparativi e di ricette tradizionali, tempo di babà.
Babà, il dolce preferito da mio marito. Il dolce che mangerebbe sempre, ma che sua madre gli ha sempre fatto sospirare, perchè legato all'Avvento e al Natale (la sera della vigilia il sontuoso pasto a base di linguine all'astice si conclude con un ciambellone di babà di mezzo metro di diametro). Fuori da questo periodo, è rarissimo che si accinga a farlo.
Potevo non provare a realizzarlo? Avendo una suocera prodiga di consigli, mi ci sono cimentata. Ma a lei veniva sempre bello spugnoso, ottima alveolatura. A me pieno di grossi buchi che lo facevano somigliare più a una fetta di emmenthal che a un dolce. E procedimento e ingredienti erano gli stessi...
Quest'anno, non me ne voglia la suocera, ho tentato la via del web e mi sono documentata. Esclusa a priori la ricetta di Adriano perchè mi manca la planetaria, ho trovato su Gennarino quello che faceva per me. Ricetta per chi non ha una buona impastatrice. (a Babbo Natale ho già chiesto una reflex, non vorrei esagerare...).




BABA'

220 gr di farina di forza (ho usato la manitoba)
12 gr di lievito di birra (non l'avevo fresco, ho usato il disidratato con le giuste proporzioni)
3 uova
70 gr burro
30 gr zucchero
1 pizzico di sale

per lo sciroppo

500 ml acqua
4 hg zucchero
scorzette d'arancia non trattata
1 bicchiere o più di rhum da pasticceria (punch fantasia)

In una ciotola mescolare 20/25 grammi di farina col lievito, un cucchiaio di zucchero e un cucchiaio di acqua. Coprire e lasciare lievitare in un luogo caldo per almeno mezz'ora, finche il composto non sia raddoppiato di volume.

Una volta lievitato, aggiungere al composto i 200 gr di farina, un cucchiario di zucchero e, impastando, le uova una alla volta. Infine unire il burro ammorbidito e il sale.
Ho impastato con la frusta a mano a gancio e l'ho fatto a lungo, finchè il composto non ha cominciato a staccarsi del tutto dalle pareti e ad avere una consistenza molto elastica. Più si impasta e meglio è.

Porre la terrina in un luogo caldo e umido a lievitare, coperta da un panno (il forno va benissimo)

Lasciare lievitare finchè non ha raddoppiato di volume, poi versare l'impasto sulla spianatoia e sgonfiarlo facendo due o tre giri di pieghe, versarlo nello stampo e lasciarlo nuovamente lievitare per almeno un'altra mezz'ora.

Nel frattempo far bollire l'acqua con zucchero e scorzette finchè lo zucchero non si sia sciolto e lasciar raffreddare.

A lievitazione ultimata, preriscaldare il forno far cuocere a 200° per 20 25 minuti, finchè il babà non acquisti un bel colore dorato. Sfornare e lasciar raffreddare. Fare dei buchi sulla crosta dorata e versare lo sciroppo a cui avrete aggiunto il bicchiere di punch. Il babà deve assorbire bene lo sciroppo. Capovolgere lo stampo su un piatto di portata con bordi, di modo che lo sciroppo in eccesso possa essere raccolto, guarnire con le scorzette e servire con fette d'arancia.

Beh, questa volta è venuto molto meglio. Ma non ditelo a mia suocera....




sabato 5 dicembre 2009

Ora et labora


Sono monache di clausura, sono settanta e la preghiera scandisce la loro giornata dalle 3.15 della notte (un'ora più tardi con l'ora legale) fino alle 19. Ora et labora. Lavoro e preghiera, Cristo e marmellate. Sono le suore Trappiste di Vitorchiano, delle quali conosco soprattutto le marmellate, vasetti di bontà preparati nel modo più naturale usando solo frutta e poco zucchero.
Quella che ho usato è la mia preferita, confettura ai lamponi, 80 grammi su 100 di frutta utilizzata, ma nella mia dispensa ci sono anche More, Arance e mela e l'immancabile Albicocca.
Io me la mangio a cucchiaiate o con lo yogurt, ma ieri era finita la scorta di dolci per colazione, merenda e dopocena e quindi, dopo l'assaggino di rito è finita in una bella crostata.





CROSTATA ALLA MARMELLATA DI LAMPONI DELLE TRAPPISTE DI VITORCHIANO

250 gr farina
130 gr burro di ottima qualità
100 gr zucchero
2 tuorli
un pizzico di sale
un pizzico di vanillina

In una ciotola setacciare la farina con vanillina e sale, unire il burro cubetti e lo zucchero. Lavorare con la punta delle mani finchè il burro non sia assorbito dal composto, che si presenterà a granellini. Unire i tuorli rotti precedentemente, mescolare e formare una palla che, avvolta in carta stagnola, andrà a riposare in frigorifero per mezzora.

Stendere la pasta con il mattarello, foderare la teglia , bucherellare la pasta ed eventualmente versarvi sopra dei pesini per evitare che durante la cottura si gonfi. Non so per quanto tempo debba stare in forno a 200°, mi regolo tirandola fuori quando vedo che la pasta comincia a dorare. Una volta fuori, versare la marmellata, decorare o (come di solito faccio io con l'avanzo di frolla) preparare dei biscottini fantasia, riportare in forno e cuocere finchè il bordo non risulti dorato.

Quanto durerà?


mercoledì 2 dicembre 2009

Quando il radicchio è troppo

Per fare in fretta al supermercato e per evitare il muro di gente che staziona davati alle bilance lo prendo già confezionato in vaschetta. Radicchio tondo di Chioggia. Lo mangio solo io perchè l'amaro non piace e perchè il marito la sera non si fa certo un'insalatina. E così i tre cespi di radicchio languono nel mio frigorifero per giorni, finchè presa da pietà verso quelle foglie esterne che cominciano a diventare molli, decido che è ora di farla finita.



CREMA DI RADICCHIO, TOMA E NOCI

Un cespo di radicchio
200 grammi di toma piemontese o taleggio o qualsiasi altro formaggio di montagna a pasta morbida
2 o 3 noci
olio extravergine d'oliva
un pizzico di sale

Lavare il radicchio, eliminare la parte bianca e frullarlo insieme a olio, formaggio tagliato a cubetti e noci. Regolare di sale.

Uso questa salsa per condire delle tagliatelle all'uovo. Mentre l'acqua bolle, scaldare la crema in un pentolino antiaderente, magari con un filo d'olio, di modo che il formaggio si sciolga. Stemperare con acqua di cottura o, se vi sembra troppo amara, con un pò di latte.
Mescolare e, per rendere ancora più sfizioso il piatto, aggiungere un pò di spek fatto precedentemente sfrigolare in padella con un pò di olio. Una grattata di pepe e anche bimbi e marito mangiano il radicchio.

Come al solito ciò che avanza viene stoccato nel congelatore, questa volta, però, mi è venuto in mente che potrei scaldare sulla piastra una fetta di pane nero appena fatto e spalmarci sopra la crema....


martedì 1 dicembre 2009

I gambas e la Manzanilla



Mio padre adora la Spagna. Nelle nostre vacanze c’era sempre spazio per un giretto spagnolo, studiato e pianificato per mesi e mesi. Cartina alla mano, guide, ispirazione data dall’altra passione, la filatelia. Abbiamo visitato luoghi, regioni, paesi, monumenti perché erano riprodotti sui francobolli.

E quindi abbiamo avuto la fortuna di uscire dagli schemi soliti del turismo conosciuto per scovare posti spettacolari e affascinanti, luoghi pieni di storia in cui il tempo sembrava essersi fermato. Come l’Estremadura con Guadalupe, Trujillo, Zafra o l’Andalusia profonda del Coto de la Donana (con el Rocio, santuario dall’aria messicana) e Sanlùcar de Barrameda, paese sulla foce del Guadalquivir, con spiagge percorse da cavalli in gara, ristoranti traboccanti di crostacei e bodegas, cantine storiche, luoghi unici dove degustare la manzanilla.

Manzanilla significa “camomilla” e questo vino fino che solo a Sanlùcar viene prodotto probabilmente ricorda l’infuso solo per il colore, giallo paglierino. E’ uno sherry secco - Jerez de la Frontera è poco distante - dal sapore intenso e impegnativo.

Ho sempre accompagnato volentieri i miei nei loro viaggi spagnoli, anche durante i miei anni universitari, perché non erano mai banali. E dei giorni passati a Sanlùcar ho il ricordo della visita alla Bodega Barbadillo e delle cene al Bajo de Guia introdotte sempre da una copa de manzanilla accompagnata da langostinos y gambas.

Ne parlavo l’altra sera a cena con amici e d’improvviso sul tavolo si è materializzata una bottiglia di manzanilla, souvenir di uno dei tanti viaggi dei miei. Chi l’ha bevuta (ovviamente ben fredda) da sola non ha avuto commenti entusiastici. Quando ho portato i gamberi saltati in padella con un filo l’olio e mezzo bicchiere di vino bianco e ho invitato i commensali a mangiarli bevendoci sopra la manzanilla, l’entusiasmo si è scatenato.


Avete presente quando Remì di Ratatoulle spiega al fratello la meraviglia per il palato degli abbinamenti giusti?


sabato 28 novembre 2009

Non mancano mai

Ci sono prodotti che non mancano mai in casa mia. Le salsicce sono tra questi.
Ma non salsicce qualsiasi, quelle che in sacchetti da due o da tre abitano sempre nel mio freezer e che danno sapore a sughi, ragù e polpette provengono dalla Toscana, più precisamente da Calci, paese sulle colline pisane.
Io lombardo-piemontese che non ha mai cucinato finchè non si è sposata, ho un marito con papà toscano amante del buon vino e della buona tavola e mamma pugliese che ha vissuto a lungo a Napoli. Mamma che, ottima cuoca, ha abituato la propria famiglia una cucina variegata ed eclettica, legata alle tradizioni e al suo estro.
Ho iniziato così, con un marito che ne sapeva sicuramente di più di me di cucina, che non si sarebbe accontentato di quattro piatti in croce e con una suocera “ culinariamente ingombrante” senza volerlo.
Ma il marito è sempre stato un mio sponsor, gli è sempre piaciuto fare da cavia e la suocera, con la delicatezza che la caratterizza, è sempre stata dispensatrice di consigli.
E di salsicce.



Ogni volta (spesso) che i miei suoceri vanno in Toscana, tornano con un lungo serpente di salsicce che inonda tutto il frigorifero di quel profumo di spezie e aromi che le caratterizzano e che le rendono impareggiabili. Sono ottime d’estate grigliate e mangiate sotto il pergolato, o per i più temerari aperte e spalmate crude su una bella fetta di pane toscano tostato, o sbriciolate sopra una focaccia. E durante l’anno, oltre a condire sughi, ragù e polpette come ho detto, si sposano bene con un bel taleggio e un carnaroli oppure, in osservanza alla loro origine, coi fagioli all’uccelletto.

Oggi il tempo per un risotto era poco, la partita di calcio di Giacomo e il turno come volontari per la COLLETTA ALIMENTARE di marito e figlia incombevano. La voglia di giallo e di zafferano rimaneva….
Me la sono cavata con




TORTIGLIONI SALSICCIA ZAFFERANO E FORMAGGIO CREMOSO (dosi per 4 persone)

2 salsicce (tipo queste o le salamelle mantovane)
200 gr formaggio cremoso (anche ricotta ma molto morbida)
Una bustina di zafferano
Mezzo scalogno
Olio extravergine d’oliva
Pepe

Mentre l’acqua bolle, scaldare un cucchiaio d’olio e soffriggere lo scalogno.
Sbriciolare le salsicce e aggiungerle al soffritto. Quando avranno rilasciato un po’ di grasso, bagnare con poco vino rosso e continuare la cottura. A parte stemperare il formaggio con un po’ di acqua di cottura in cui è stato sciolto lo zafferano (ho anche quello iraniano in stammi, ma spesso il tempo è talmente poco che pestare gli stammi potrebbe compromettere la cottura della pasta!).
Scolare la pasta, farla saltare con la salsiccia e aggiungere la crema di formaggio e zafferano. Mescolare, una grattata di pepe e la voglia di zafferano è soddisfatta, magari accompagnata da un’ottima birra artigianale marchigiana dal colore del miele.
Avrei voluto fotografarla mentre un raggio del tanto atteso sole la illuminava, ma era troppo buona e andava giù così bene…

venerdì 27 novembre 2009

Il colore dominante


Sono ormai due settimane. Immersi nel grigio e tutte le sue sfumature. Tutto sommato non mi dispiace, sono ferma in casa, e queste giornate bige contribuiscono a non farmi venire troppa voglia di uscire. In un clima, diciamolo pure, così deprimente, quel poco di bello che ti si offre allo sguardo quando scosti le tende e guardi fuori salta all’occhio con una forza che probabilmente in una giornata di sole non avrebbe. Come il campo di grano davanti alla cucina, che fino all’altro giorno era lì, preda delle erbacce ed ora, arato di fresco, pettinato e intenso nel suo marrone, mi dà un senso di ordine e armonia.



Avrei voglia di fare una crostata, ma manca il burro. Rimedio postando una non ricetta. In famiglia verdura è sinonimo di pomodoro e viceversa, col marito ho perso le speranze, insalata e pomodoro immersi possibilmente in un bel po' di maionese o, per una maggior leggerezza, nella vinagrette.
Coi figli sto ancora tentando di ampliare l'orizzonte e direi che qualche variazione sul tema è accettata. Soprattutto se presentata in forma simpatica. Ho imparato che se offro un piatto di finocchi crudi tagliati e conditi, a fine pranzo è ancora lì come prima, mentre se li taglio in verticale e ne ricavo dei bastoncini da pinzimonio che loro possono immergere nel loro mix di olio (extravergine, ovvio) -aceto balsamico -sale, la ciotola dei finocchi si svuota. E le preoccupazioni salutiste della mamma sono a posto.



giovedì 26 novembre 2009

L'oggetto misterioso


Non amo l'aglio.
Lo metto in dosi ridotte quando è necessario, non ne sopporto l'odore che lascia su tutto ciò che tocca: tagliere, coltelli, mani che per forza lo devono sbucciare.
Questa è la soluzione per non avere più le mani che puzzano e per risparmiare tempo e fatica a sbucciare gli spicchi: lo sbuccia aglio.
Un cilindro di silicone colorato, dopo averlo appoggiato su un piano duro e regolare gli si infila dentro lo spicchio, col dorso della mano si preme e contemporaneamente si fa rullare un pò.
Lo spicchio esce perfettamente pulito, sciacquo il cilindro con acqua e sapone per piatti e sono pronta per preparare una bella bagna caoda....

martedì 24 novembre 2009

Quando non si sa scegliere

Amatriciana e carbonara, due grandi classici, due primi amati in casa mia.

Ma quando il marito chiama alle nove: "Esco ora, che si mangia per cena?" E tu, appena finito di sparecchiare il primo turno, mentre urli ai figli per l'ennesima volta che devono darsi una mossa per andare a letto, apri il frigorifero e, ispirandoti con quello che ti si palesa davanti, cominci a elencare: amatriciana, carbonara, pasta con pomodoro, acciuga e olive, zafferano-pancetta-provola etc etc.....
Dall'altro capo- beh non saprei scegliere, mi ispirano tutti- e i figli intanto cantano, saltellano, si menano in bagno anzichè lavarsi i denti.
E' in quel momento che salta fuori il jolly, una ricetta scovata in un libro di cucina toscana, che fa felice il marito indeciso, mette finalmente a nanna i figli, e come al solito non richiede troppo sforzo, tempo e fatica in un momento della giornata in cui vorresti essere già sul divano.




SPAGHETTI ALLA BUTTERA (dose per due o, come nel mio caso, per un marito che ha tanta fame)


200 gr spaghetti
70 gr pancetta o guanciale (nel mio frigo c'è sempre solo pancetta, più comoda da trovare)
2 tuorli
passata di pomodoro
olio exravergine d'oliva
peperoncino
sale

Mentre l'acqua bolle, tagliare la pancetta e farla sfrigolare in un cucchiaio d'olio e un pezzetto di peperoncino. Aggiungere la salsa e far asciugare un pò il sugo, scolare gli spaghetti e farli saltare.
A fuoco spento unire i due tuorli, mescolare velocemente e servire. Se siete degli amanti del formaggio, aggiungere una spolverata di pecorino di Pienza. Un bel boccale di birra fredda o un bicchiere di rosso e anche per questa volta ci si può rilassare sul divano!


In tema Toscana, ho deciso all'ultimo di partecipare al Giveaway di Blogmamma.it, vi segnalo quindi il link al post http://www.blogmamma.it/2009/11/10/giveaway-week-end-in-toscana.
Scade oggi, siete ancora in tempo!



sabato 21 novembre 2009

Voglia di gite fuori porta


Sarà l'inattività, sarà che questo grigio padano stanca un pò, ma in questi casi mi ritrovo attaccata allo schermo del pc a riguardare le foto delle vacanze...
E senza andare troppo lontano coi chilometri e i mesi, mi sono capitate sotto gli occhi quelle di un bella domenica pomeriggio d'ottobre passata alle porte di Milano.
Da ragazzina ci andavo con l'oratorio in bicicletta e in terza media è stata la location della rappresentazione della lauda di Jacopone da Todi messa in scena dalla nostra classe.
Si arriva davanti alla stazione di Rogoredo, piena periferia sud di Milano, e si gira a destra in una stradina che immediatamente costeggia campi, muri con edera rampicante, rogge e si arriva.
E' il borgo di Chiaravalle, il cui fulcro è l'abbazia cistercense, meta delle nostro pomeriggio da turisti in casa.

Per tutte le notizie storiche e le curiosità vi rimando al sito http://www.borgodichiaravalle.it/. Qui annoto solo le emozioni provate nel camminare nel chiostro pieno di luce, nell'ammirare la cura del particolare che trovavi ovunque, nei capitelli, nelle cornici delle porte e quando il chiostro si è vestito di un canto gregoriano soffuso. Girando ci siamo accorti che non era musica registrata, ma canto della schola di musica gregoriana che lì ha sede. E sempre in tema musica, che emozione per Giacomo e i suoi amichetti quando sono stati invitati a suonare le campane!



Dopo una visita anche all'interno dell'Abbazia, siccome il concetto di bello comprende tante sfumature, ci siamo diretti alla "Bottega dei monaci", dove, oltre a una ricca scelta di volumi su Chiaravalle, monachesimo, spiritualità, storia medievale, vengono venduti manufatti provenienti dai monasteri sparsi in tutta italia e i prodotti freschi del luogo, primo fra tutti il Grana, inventato dai cistercensi.

Visto che di grana e salamini il nostro frigo era già fornito, abbiamo optato per qualcosa di "forte": birra "La Cascinazza", unica birra prodotta da monaci in Italia, non pastorizzata nè filtrata, e un ottimo Traminer del monastero di Nova Cella in Alto Adige.

Spesso pensiamo di dover avere tanto tempo, forze e possibilità economiche per potere, viaggiando, vedere luoghi belli e gustarsi la vita. In realtà spesso non ci accorgiamo che le possibilità di godere del bello e di far vivere ai nostri figli ( e a noi) delle esperienze più formative di quelle che offrono la tv e la playstation sono veramente a portata di mano. Anche nella bassa milanese!






venerdì 20 novembre 2009

la torta che non dura più di due giorni



A Ferrara la chiamano Tenerina, è parente dei brownies e delle tarte au chocolade con il cuore morbido, spopola nella blogosfera.
Io l'ho assaggiata a casa di un'amica emiliana e da allora è diventata un classico, vuoi perchè è semplicissimo farla, richiede poco tempo, poco sforzo e assicura sempre un ottimo risultato, vuoi perchè il cioccolato è una delle mie passioni e i bocconcini di questa torta che si sciolgono in bocca sono una vera goduria. Siamo in quattro in famiglia e non ci dura più di un giorno e mezzo. Quando vengono gli amici tocca farne almeno 2 o 3 e tagliarle a quadretti. E poi c'è sempre qualcuno che te ne chiede la ricetta.


TORTA MORBIDA AL CIOCCOLATO FONDENTE

200 gr cioccolato fondente di ottima qualità almeno al 50%
100 gr zucchero
100 gr burro
4 uova
4 cucchiai di farina
pizzico di sale

Sciogliere a bagno maria il cioccolato e aggiungervi il burro, mescolare e lasciar raffreddare.
Sbattere bene tuorli con zucchero di modo che si formi una crema.
Aggiungere cioccolato e burro raffreddati, mescolare e unire uno per volta i cucchiai di farina, preferibilmente setacciata.
Montare gli albumi a neve con un pizzico di sale, unirli al composto mescolando dolcemente con un movimento dal basso verso l'alto. Nel frattempo preriscaldare il forno a 200°. Versare il composto in una teglia ricoperta di carta da forno e infornare.
Abbassare il forno a 180° e cuocere per circa 20 min. Se si vuole ottenere il cuore morbido, diminuire i tempi di cottura. Io sono del parere che sia sempre buona, sia morbidissima dentro, sia (come nel caso della foto) più cotta. Comunque deve avere la superficie che forma una crosticina dura, quasi come le meringhe.
Ultimata la cottura, spegnere il forno e aprire di poco lo sportello, di modo che non sia troppo traumatico il passaggio dal caldo del forno alla cucina.

Spolverare di zucchero a velo e servire.
E' ottima anche accompagnata da una buona marmellata di lamponi, come quella realizzata dalle suore Trappiste di Vitorchiano, leggermente riscaldata.
Un bicchierino di rhum o di vino amarascato per gli adulti e la serata è fatta!
E la mattina i bimbi la finiranno a colazione con una bella tazza di latte...

mercoledì 18 novembre 2009

Luci nella notte


Riposo forzato uguale lettura.
In un giorno mi sono bevuta uno dei Simenon americani.
"E' uno dei romanzi d'amore più belli che abbia mai letto" mi ha detto la mia amica giornalista.
Non so dire se valga anche per me, unicamente per il fatto che non ne ho letti molti di romanzi d'amore.
Sono assolutamente d'accordo che questo sia un romanzo d'amore, anche leggendolo non riuscivo a capire il perchè dell'affermazione della mia amica. Anzi, all'inizio quello che c'è tra Nancy e Steve, i due protagonisti, sembra proprio l'opposto dell'amore. E' lo stare insieme stanco e abitudinario di due coniugi che sordamente si detestano e neanche lo sanno, che non sono felici e non se ne rendono conto, che hanno smarrito il senso del loro stare insieme e in fondo il senso della loro vita. Poi la svolta.

Non aggiungo altro se non che come al solito Simenon mi stupisce per come con poche pennellate (o inquadrature) riesca a delinare così chiaramente sia le ambientazioni che i personaggi veri e sempre attuali che danno vita ai suoi racconti.

Buona lettura!

sabato 14 novembre 2009

le giornate in cui...



Giovedì scorso era una di quelle giornate in cui ti alzi la mattina, porti i bambini a scuola, ritorni a casa e mentre il sole ti inonda la cucina mettendo in risalto tutte le magagne (dalla ditata sul vetro del forno alle briciole ovunque) pensi che sì, in effetti dovrei approfittarne del fatto che i bimbi escano al pomeriggio per mettere un pò di ordine in casa, ma la giornata si prospetta troppo bella, troppo luminosa per passarla tra le mura di casa. E allora via, cappottino rosso, macchinetta digitale in borsa e un paio di biglietti del tram. Questa volta ho deciso che era un pò che non gironzolavo dalle parti di Porta Ticinese.
Mi sono fermata in piazza Sant'Eustorgio a gustare il via vai della gente sul ciottolato e a naso in su a stupirmi del contrasto del blu del cielo con il bianco e il rosso mattone del retro della basilica.
E poi San Lorenzo, via Torino che di per sè è proprio brutta, ma ha stradine laterali talmente piccole e strette che non ti sembra più di essere in una metropoli, via Spadari e, insomma, i primi morsi della fame si facevano sentire.
Sono entrata, come chiamata, da Peck e davanti al banco dei piatti pronti, mentre tutti gli inservienti con un gran sorriso mi dicevano buongiorno, ho fatto un tuffo nella mia infanzia. Ho visto gi arancini. E mi sono ricordata di quando da bambina il sabato mattina andavamo a fare un giro a Milano, il mio papà da Bolaffi a comprare francobolli, noi "donne" alla Rinascente. Spesso, passando davanti alle vetrine di Peck, ci fermavamo a comprare quelle arance dorate di pan grattato che dentro nascondevano risotto giallo e un cuore di mozzarella.
Inutile dire che ai ricordi d'infanzia e alla fame non si comanda, così mi sono ritrovata ad addentare per strada un arancino croccante e profumato. In un attimo, sono stata sorpresa da un'onda di mozzarella soffice e filante, che ovviamente ha reso un pò difficoltoso l'assaggio per strada.

Chi lo sa, magari una volta proverò anche io a replicare questa delizia d'infanzia, anche perchè in casa tutti amano sia gli arancini ( o arancine) che il risotto giallo.

Intanto, visto che la scarpinata della giornata alla sera comincia a farsi sentire, e, messi a letto i figli, diventa difficile rimettersi a spignattare per il marito che torna tardi, ecco la solita versione di pasta super veloce ma appetitosa, inventata su due piedi dopo aver provato un nuovo formaggio cremoso assaggiato pochi giorni prima a Golosaria (di cui vi parlerò in un altro post) e trovato al supermercato.



MEZZE PENNE AL BACIO DI MAMMA MUCCA CARIONI (per 200 gr circa di pasta)

100 gr bacio di mucca ( o ricotta, basta che sia cremosa)
100 gr pancetta affumicata
olio extravergine d'oliva
spolverata di erbette di Provenza
una presa di noce moscata


Mentre l'acqua bolle e la pasta cuoce, tagliare a striscioline la pancetta (io uso quella proveniente dall'Altro Adige) e rosolarla con un pò di olio in padella finchè non risulti un pò croccante. In una ciotola versare circa mezzo vasetto di Bacio di mucca e stemperarlo con un pò di acqua di cottura. Versare la pasta, mescolare, aggiungere un pizzico di noce moscata, una spolverata di erbette provenzali, eventualmente una grattata di pepe e versarvi sopra la pancetta sfrigolata nel'olio.

La prossima volta lo proverò utilizzando la salsiccia al posto della pancetta...
Buon appetito!

lunedì 2 novembre 2009

LET'S BEGIN WITH...

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CASALINGA, questo è ciò che riporta la mia carta di identità alla voce "professione".
Faccio parte di quella categoria di donne che hanno mariti che pensano che in fondo in fondo sono loro quelli che lavorano, che hanno amiche che ti dicono “beata te che non fai niente dalla mattina alla sera”. (peccato che poi siano le stesse che fanno un comodo part time di quattro ore, supportate da colf, nonni h-24, mariti che staccano all’ora del the e passano a fare la spesa….).
Ebbene sì, riconosco di essere una privilegiata, ho scelto di stare a casa e me la godo, sono in vacanza da una vita!

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