venerdì 30 aprile 2010

Per la mia festa vorrei una crostata di fragole


Chi mi segue lo sa, i miei due figli sono molto diversi. Giacomo è il classico precisino, che quando ha in mente una cosa, anche se c'è ancora tantissimo tempo davanti, ti martella finché non gli dai retta. Forse conosce bene la sua mamma e i suoi ritardi perenni...
Tant'è che ha cominciato a programmare la sua festa di compleanno con un mese e mezzo d'anticipo, stilando una lista per gli invitati, una con i giochi da fare e un'altra con quello che desiderava mangiare. Risultato: tutti i maschi della sua classe (sono 14) più tutti gli amichetti del cortile invitati, e meno male che non ha pensato alla sua squadra di calcio...
Programma della festa: caccia al tesoro, calcio, palla prigioniera, torta, pizza e film serale.
Menù: torta al cioccolato, panini con la Nutella, pizza e candeline da spegnere sulla

CROSTATA DI FRAGOLE

Per la frolla:
220 gr di farina 00

30 gr di farina di mandorle

125 gr di burro di ottima qualità

100 gr di zucchero (questa volta ho su 100 gr ne ho messi 30 di zucchero di canna)

2 tuorli


Per la crema pasticcera

4 tuorli
100 gr di zucchero

50 gr di farina
1/2 litro di latte

scorzette di limone (avevo quelli di sorrento) non trattato
fragole


Ho preparato la frolla come al solito. Avendo inserito la variante dello zucchero di canna, ho passato al mixer per qualche secondo i due zuccheri.


Mentre la frolla riposava in frigo, mi sono dedicata alla crema pasticcera: ho scaldato il latte con il limone, ho lavorato i tuorli con lo zucchero finché non ho ottenuto una crema chiara e spumosa, ho aggiunto un po' per volta la farina setacciata, il latte a filo e ho continuato a lavorare. Ho trasferito il pentolino sul fuoco basso e ho continuato a mescolare. Una volta raggiunta la consistenza desiderata, ho spento, trasferito la crema in una ciotola e coperta con la pellicola.

Durante il raffreddamento della crema, ho tirato fuori dal frigo la frolla, dopo qualche minuto l'ho stesa, ho foderato una teglia, l'ho bucata con una forchetta e l'ho messa in forno a 200° circa. Non mi sono ricordata di mettere sopra dei pesini per non farla gonfiare, ma non è successo comunque. Ho cotto finché non l'ho vista dorata. (una ventina di minuti) Tirata fuori dal forno, ho aspettato che si raffreddasse.

Ho preparato le fragole, lavandole delicatamente una a una sotto l'acqua corrente. Ho spalmato la crema pasticcera sulla torta, ho tagliato le fragole e le ho sistemate, facendomi aiutare dai bimbi, sulla crema. Niente gelatina, non mi piace.

Nove belle candeline, un omino di zucchero con maglia neroazzurra molto ammirato dagli amici tifosi e TANTI AUGURI GIACOMO!!


PS ovviamente in poco più di quattro ore non era possibile fare tutto, sono bastate una partitella a calcio, una a palla prigioniera, la cena all'aperto (che bello avere un giardino!) con tanto di pizza e il relax davanti a Guerre Stellari per avere anche quest'anno una festa indimenticabile e un sorrisone dal precisino quando è andato a letto.

lunedì 26 aprile 2010

NOCCIOLETTI DA PALESTRINA


Sono sempre in ritardo e quando non lo sono, arrivo sul filo di lana. Anche in questo caso, il contest sta per scadere, ma non potevo non parteciparvi, per tanti motivi.
Primo fra tutti che il blog di Sabrine è tra i miei preferiti: ricette fattibilissime, interessanti e raccontate con una prosa che è un piacere leggere, mai banale, elegantemente umoristica.
Poi perché per una quasi quarantenne come me il Manuale di Nonna Papera fa parte dei ricordi e delle miei desideri di bambina, insieme al Dolce Forno. Non ho mai avuto l'uno l'altro, quindi sono ricorsa alla Biblioteca comunale.
Arrivo al bancone carica dei libri dei figli, alla signorina sfodero un sorriso e chiedo: "Scusi ha il Manuale di Nonna Papera?". La ragazza mi guarda interrogativa, già mi immagino cosa si chiederà.. Certamente non è una frequentatrice di food blog, ma è gentile e zelante.
Me lo ordina e quando mi arriva la mail, corro tutta contenta a ritirarlo. Lo sfoglio e mi gusto l'impostazione ricette e storielle, va tanto di moda parlare di kidscooking, ma quarant'anni fa c'era chi già se ne occupava. E chiunque abbia la mia età avrà sicuramente provato a fare almeno una ricetta. Io a casa della mia amica Simona, lei lo aveva, provai a fare le meringhe con gli albumi avanzati dal salame di cioccolato... risultato disastroso!

Beh, bando alle ciance. Vorrei fare tutto, ma ultimamente il tempo manca. Opto per una ricetta di poche righe. Forse troppo poche. Non so come dovessero venire (il bello è anche questo, nel manuale non ci sono foto, possiamo sempre pensare che la resa estetica dei nostri manicaretti sia quella giusta), ma buoni lo sono davvero, soprattutto se sbocconcellati con un po' di zabaione...

NOCCIOLETTI DA PALESTRINA dal Manuale di Nonna Papera, pag 140 (si parla nientemeno che di accordi musicali, madrigali, mottetti e coretti. E di dolci sgranocchiati durante l'ascolto)

che cosa occcorre:
125 gr di nocciole
più di una ventina di nocciole per guarnire
gr 250 di zucchero
2 chiare d'uovo

Come si procede:
Sbucciate le nocciole e tritatele. Impastatele con una chiara e due cucchiai di zucchero, fino a ottenere una pasta morbida. A questo punto aggiungete a poco a poco il resto dello zucchero e l'altra chiara d'uovo. Formate con l'impasto delle palline, in mezzo a cui metterete una nocciola intera: cuocere in forno per 10 minuti.

Ecco, le palline in forno si sono trasformate in cialde... poco male, sono scomparse in poco tempo!






giovedì 22 aprile 2010

Fuorisalone, altre foto



Due parole e qualche foto. Mi prendo una pausa tra pulizia del portico, impasto di torte e riordino della casa. Oggi pomeriggio una ventina di maschi invaderanno spero solo il giardino. Festeggiamo Giacomo, che, degno figlio di suo padre, ha programmato la sua festa nei minimi particolari, richiedendo pizza, crostata alle fragole, torta al cioccolato, palla prigioniera, caccia al tesoro e film.
Ovvio che, terminando la festa alle 21, qualcosa dovrà pur saltare, io intanto lavoro e spero che il tempo regga, di modo da limitare al minimo la presenza degli Unni in casa.
Come promesso vi posto altre foto prese qua e là nel Fuorisalone.


La casa avveniristica in Corian@




Corso Magenta, dopo un cappuccio e brioche da Marchesi, rimiro i fiori in vetrina in via Brisa



La Rinascente
, area "casalinghi" fresca di restyling.



In via Tortona, uno dei tanti progetti dei giovani designer, molto simpatico. Una linea per la tavola con piatti e tazze dotati di scanellatura un cui infilare un bottone colorato, al quale appendere il tovagliolo o una bustina porta biscotti



E per finire, un clic preso al volo nella movida della Zona Tortona.

Torno al lavoro, a presto, questa volta con una ricetta!!!

martedì 20 aprile 2010

BIMBI IN GITA, MAMMA IN GIRO



Le gite scolastiche, grande invenzione. Soprattutto quando quelle di entrambi i figli coincidono e contemplano luoghi interessanti (Anna è stata ad Aquileia), esperienze esaltanti (Giacomo a Gressoney, giochi e sport, compresa la discesa in corda doppia dal secondo piano dell'albergo) e ben tre giorni fuori casa.
Figli felici e adrenalinici alla partenza, mamma che non sventolava fazzoletti, ma già si pregustava tre giorni per poter girare Milano in quella che è la settimana più movimentata e cool dell'anno, quella del Salone del mobile.Così, salutata la prole, dopo il caffè con le amiche e qualche oretta in casa tra riordino (molto spiccio) e web, mi sono armata di compattina e sono andata. Il mio programma prevedeva mercoledì zona Brera, giovedì un po' di vetrine in zona Vercelli e poi zona Tortona, venerdì Salone. E così è stato.
Parto, fermata Garibaldi, corso Como.
Non si può non fare un giro a Corso Como 10... mi muovo come in un museo, tra abiti e scarpe dei migliori stilisti e sarti, gioielli unici chiusi nelle teche e spiegati con didascalie. Mi inebrio ed esco. Nello stesso cortile, oltre a ristorante e bar, ci sono una galleria d'arte e una meravigliosa libreria di architettura, design, moda e fotografia. Salgo a guardare un po' di volumi, ne approfitto per rubare una foto dalla finestra e vado. High tech è nelle vicinanze. Anche qui giro per vedere le novità (come il kit per la tarte tatin), mi trattengo, non compro nulla e vado.
Da piazza XXV aprile in avanti mi si apre il fuorisalone di Brera. Non sono molto organizzata, non ho la guida. Semplicemente entro dove vedo l'insegna, anche solo per avere la gioia di apprezzare un cortile che in altri momenti è chiuso.


Cammino e cammino per tutto il giorno. La sera, a casa, il marito non ha neanche fame. Meglio di così!!

Giovedì parto da piazza Wagner, guardo tutte le vetrine di corso Vercelli, proseguo per la dotta corso Magenta e vicino al teatro Litta intravedo uno stendardo del fuorisalone. Entro.



Una casa futuribile tutta realizzata in questo innovativo materiale di cui, mi spiegherà la ragazza che mi accoglie, si possono rivestire i pavimenti così come i piani delle cucine. Bellissimo, scatto qualche foto e riprendo a camminare.
Duomo, non posso non rifugiarmi un attimo nel nuovo reparto ex casalinghi ora design per la casa. Riparto e dopo tutta via Torino, Cesare Correnti e corso Genova, finalmente approdo in zona Tortona.
Nel momento giusto, l'ora dell'aperitivo. La movida milanese, la chiamano. E penso abbiano ragione. Fiumi di persone di ogni genere, dallo studente universitario al creativo a quello che lo vuole sembrare creativo, alla persona appassionata come me o anche solo a chi non può perdersi la mondanità. Famiglie con bambini nei marsupi, orde di fotografi (come me) pronti a ritrarre qualsiasi cosa, stranieri e ragazzi con zaini e infradito. Insomma, un bel mix di creatività, mondanità, voglia di divertirsi. Musica, cocktail (a pagamento) e anche qualche interessante novità di design. Alle otto ero ancora in giro, peccato che il marito non lavori a Milano, sarebbe stato il massimo poter rimanere con lui a mangiare fuori...
Il Salone meriterebbe molto tempo in più di quello che gli ho dedicato, e un post tutto suo. Per ora mi fermo qua sennò vi casca la testa sulla tastiera. A presto!

PS domani caricherò altre foto...





giovedì 15 aprile 2010

Ricette svuota-frigo e salva-cena, ideali per mariti affamati


Capita che si passi la giornata tra minimo indispensabile perchè la casa sia decente, attività dei figli, post per Blogmamma e ricerche, per ora infruttuose, di case in Sardegna per l'allegra combriccola di amici (sono l'agenzia viaggi della compagnia, ma quest'anno non ho più tanta voglia...).
Capita che la spesa in una giornata così non venga contemplata. E che il tempo e la voglia per impostare qualcosa di particolare o dalla preparazione un po' lunga non ci siano.
Capita che i figli siano invitati all'ultimo a casa di vicini a cenare e che invece il marito chiami alla solita ora, intorno alle nove, asserendo di non aver pranzato ( ma come fa a resistere per così tanto tempo senza mangiare???) e di avere una fame da sbranarsi un tavolo.
Capita (anche spesso). E adesso che faccio?
Semplice, basta mettere su una pentola con abbondante acqua e nel frattempo aprire il frigo.
Perchè là si trovano sicuramente, magari nascosti dietro mille barattoli di salse-olive-patè-marmellate, avvolti nella carta stagnola, residui non identificati in attesa ormai rassegnata di essere utilizzati. E allora, ultimo sforzo di fantasia spiccia, ecco uno di quei sughini svuota frigo,

AMATRICIANA ERETICA, OVVERO PENNE POMODORINI, MOZZARELLA E PANCETTA
solita dose per due o, come nel mio caso, per un marito affamato

Mezzo cestino di pomodori ciliegino, un po' duri e croccanti

50 grammi di pancetta (lo so, per l'amatriciana ci vuole il guanciale, ma questa è eretica!), la mia è affumicata, altoatesina

mozzarella di bufala quanto basta o quanta ve ne è rimasta in frigo

olio extravergine d'oliva

passata di pomodoro

erbette aromatiche, che non guastano mai, in attesa che cresca il basilico.

Mentre l'acqua bolle, tagliare a fettine sottili la pancetta, versare in una padella coi bordi alti in cui poi far saltare la pasta un paio di cucchiai di olio. A olio caldo, unire la pancetta e lasciar sfrigolare finché non sia diventata croccante, toglierla dalla pentola, tenerla da parte.
Lavare e tagliare i pomodori, farli saltare nel condimento della pancetta, avendo cura di non cuocerli troppo (mi piace che rimangano un po' duretti), aggiungere due o tre cucchiaiate di passata di pomodoro, far cuocere ancora un po' e spegnere.
Quando la pasta è pronta, riaccendere la padella col sugo, versarvi la pasta scolata, mescolare e far saltare per un minuto. Spegnere nuovamente e aggiungere la mozzarella preventivamente tagliata o ridotta a straccetti. Mescolare e versare un una zuppiera. Prima di servire, sistemare qua e là sulla pasta le chips di pancetta. Terminare, volendo, con una spolverata di erbette provenzali e una grattata di pepe.

Il marito, per fortuna, nel frattempo non ha addentato il tavolo, anzi, ha anche pazientato quei trenta secondi in cui ho rapidamente immortalato la pasta (foto scarsa, mi scuserete) e con una bella birra fresca si è gustato finalmente la sua cena.

venerdì 9 aprile 2010

PICCOLI FOODBLOGGER CRESCONO


Meno male che hanno inventato le digitali. A parte la mamma, che si sta appassionando sempre di più a quelle che il marito chiama ironicamente foto artistiche (per lui le foto devono includere almeno una persona che sorride), anche i figli di questa famiglia sono preda della fotofilia.
Per qualche anno li ho dotati di usa e getta e ho sviluppato i loro capolavori nel formato e negozio più economici. Ora, da quando ad Anna è stata regalata per la Prima Comunione la digitale (era ciò che desiderava di più), anche Giacomo chiede in prestito la mia.
E anche in questo caso mi soffermo divertita a sperimentare quanto siano diversi. Lei, fantasiosa e creativa quanto pasticciona e disordinata crea e modifica, per arrivare a risultati aristici come questo autoscatto.

E' l'urlo di Munch, mamma.

Lui, l'ingeniere. Meticoloso e preciso, attento osservatore. Ritrae fiorellini di montagna straiato per terra come un vero reporter, studia l'inquadratura per minuti e scatta.



L'altra sera, cena terminata, è ora della frutta. "Mamma, posso mangiare la banana scaldata col miele?" Sì, certo. E se la prepara. Nel frattempo suona il cellulare, il marito sta tornando a casa, ci si racconta la giornata. In cucina c'è troppo vociare, vado in sala. Chiacchero e sento il trillio della macchina fotografica. Clic clic. A telefonata ultimata arriva lui, "Mamma, guarda, come fai tu per il blog" e mi mostra la sua banana scaldata col miele impiattata e ritratta come farei io, foodblogger (...) alle prime armi. E siccome dopo la foto ci vuole la ricetta, eccola:

BANANE CALDE AL MIELE

una banana non troppo matura
del miele (noi solo sardo)

E' ciò che, nelle nostre goderecce serate sarde, termina in gloria la grigliata (di carne). Si sbucciano le banane, si pongono sulla griglia e si lasciano cuocere per qualche minuto, rigirandole sulla brace quasi spenta.
Una volta cotte, mettetele su un piatto e spalmateci sopra del miele di cardo, eucalipto, castagno o, per gli amanti del contrasto dolce-amaro, di corbezzolo.
Dopo sarete pronti per un buon mirto gelato.

Piace talmente tanto a Giacomo (la banana, non il mirto!) che lui si è inventato questo surrogato cittadino. Banana nel piatto, microonde a media potenza per qualche decina di secondi, miele e via, il piatto è pronto!


martedì 6 aprile 2010

99 colombe e una zuppa inglese


Per due anni ho avuto un marito pendolare. Cinque giorni alla settimana a lavorare a Ferrara e il week end a casa. Una settimana al mese facevo io la pendolare coi bimbi piccoli, andavamo a trovarlo e stavamo lì con lui, nell'appartamento poco lontano dal centro. E così prendevo bimbi e passeggino e camminavo, mi gustavo questa meravigliosa cittadina piena di palazzi da visitare, viette da percorrere, vetrine da guardare e negozietti in cui entrare per respirare quell'aria lenta e godereccia delle città di provincia in cui la gente in bicicletta dopo il lavoro si ritrova in centro a chiaccherare, magari davanti a un aperitivo.
Il venerdì sera, prima di ripartire per casa nostra a Milano, passavamo nella pasticceria storica dietro casa a ritirare la zuppa inglese che avevamo prenotato e che ci veniva consegnata dentro una ciotola di vetro, avvolta nella carta rosina delle pasticcerie. Tornavamo a casa col nostro amato souvenir, che diventava il dolce sontuoso da condividere con suoceri e cognati insieme ai racconti della settimana e al caffè del dopo pranzo. Finita la parentesi ferrarese, ci siamo fatti spedire dagli ex colleghi la salama, e io ho iniziato a fare la zuppa inglese, uno dei dolci più amati dal marito.
Per questo, quando ho deciso che sarei stata anche io una colomba per le Sorelle Nurzia, la prima idea che mi è venuta in mente è stata proprio questa: preparare una zuppa inglese con la colomba (solitamente, se voglio fare in fretta, uso al posto del pan di spagna i savoiardi, ma solo quelli sardi, larghi e morbidi)
Potrebbe essere un modo interessante per far fuori gli avanzi di colomba, per quanto mi riguarda, di avanzi non ce ne sarebbero stati.... quindi ne ho tenuto da parte un po' preventivamente!

ZUPPA INGLESE DI COLOMBA

per la crema pasticcera:

4 tuorli
100 gr zucchero

50 gr farina o maizena
500 ml latte
mezza stecca di vaniglia
50 gr di cioccolato fondente


Almeno 8 fette di colomba classica Sorelle Nurzia
Alchermes


Scaldare il latte con la stecca di vaniglia. Lavorare in un pentolino i tuorli con lo zucchero, aggiungere la farina e infine il latte a filo, mescolando con una frusta. Mettere il pentolino sul fuoco basso e mescolare. Portare ad ebollizione, sempre mescolando e cuocere per due, massimo quattro minuti. Dividere la crema in due parti, trasferite la prima in una ciotola di vetro e mescolate di modo da raffreddare e terminare la cottura. Tenete la seconda parte nel pentolino e, a fuoco spento, aggiungete il cioccolato a pezzetti. Mescolate finchè il cioccolato non si sarà sciolto.
Nel frattempo tagliate le fette di colomba spesse circa 3-4 mm, togliete la glassa e tenetela da parte. In una ciotola versate l'alchermes, io lo allungo con un po' di acqua, così anche i bimbi possono assaggiare il dolce...
Bagnate per bene le fette nell'alcherms e sistematele in una ciotola di modo che coprano il fondo. Versateci sopra la crema pasticcera normale, livellate e ripetete l'operazione con altre fette di colomba imbevute, versateci sopra la crema pasticcera al cioccolato e se avete ancora crema, fatene un altro strato, sul quale sbriciolerete la glassa.
A seconda di come vorrete il dolce, potrete ricoprire di colomba la ciotola non solo sul fondo ma anche ai lati, io per esigenze estetiche ho coperto solo il fondo.

E' ottima, certo, poco dietetica, ma un cucchiaino male non fa... e un altro... e un altro... e un altro....
E mentre scrivo in questa giornata di splendido sole, il mio pensiero e la mia preghiera vanno a tutti coloro che, come Mara, tentano da un anno di reagire con forza e positività a una circostanza così devastante come è stato il terremoto. Questa zuppa inglese è per voi! Buona Pasqua!!






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