martedì 30 marzo 2010

Nuvola, la mia cucina


Amo la mia cucina. E' stato amore a prima vista, quasi tredici anni fa ho sfogliato il catalogo e mi sono detta:" E' per me" e in cuor mio ho sperato che l'allora fidanzato (ora marito) potesse pensare la stessa cosa.
La casa dei miei era (ed è) minimal e con pezzi di design, quella dei suoi di antiquariato e piena di oggetti, è normale che un po' si possa essere influenzati dai gusti familiari. L'ha vista e se n'è innamorato anche lui. Cominciamo bene, ho pensato.
E ci siamo divertiti a girare i negozi per vederla dal vivo, nella versione bianca e in quella laccata blu.
Amo la mia cucina perchè mi fa pensare a mio padre che non solo ce l'ha regalata, ma l'ha studiata per mesi. Sì perchè doveva andare bene per una cucina rettangolare della prima casa che abbiamo abitato inizialmente e per quella quadrata che abitiamo ora, della quale avevamo già la piantina.
Tutte le sere andavo a letto, passavo dal tinello a salutarlo e lui era lì, catalogo da professionisti prestato dall'amico mobiliere, a disegnare e progettare. E tutte le volte mi sottoponeva le sue idee e si faceva notte fonda... Ma è venuta veramente bene, tutt'ora quando i miei ci vengono a trovare, spesso lo trovo seduto in un angolo sulla sedia a rimirarla e dire tra sè e me: è proprio bella!

Amo la mia cucina, anche se la vorrei un po' più grande e magari un po' più ordinata, perchè è l'emblema della famiglia in tutte le sue accezioni, la mia famiglia d'origine, quella che costruiamo ogni giorno insieme tutti e quattro intorno al tavolo rotondo, e quella "aperta" che comprende i tanti amici che pranzano e cenano da noi, ovviamente non lì, ma che, guarda caso, alla fine stazionano tra tavolo, muro e porta e chiaccherano in attesa che ci si possa mettere a tavola (ogni volta ingombrano un po', altre si danno da fare, ma è bello averli lì mentre si cucina)

La cucina è il luogo della condivisione, per questo non saprei dire quale angolo mi piaccia di più: è il punto più luminoso di tutta la casa e quando alzo le tende, mi si staglia davanti il campo col grande albero, ora verde rinascita.
Ho deciso di presentarvela così, bella e ordinata, immortalata il giorno dopo il battesimo di mia nipote Francesca, festeggiato in un maggio un po' piovoso di due anni fa nel giardino di casa nostra.Un grazie a Sarah per la bella idea

(mi piace conoscere un po' di più le amiche virtuali frugando nelle loro cucine) e buon compleanno al suo blog!!!


sabato 27 marzo 2010

Serate da ventenni e feste per undicenni.



Avevo proprio bisogno di un sabato. Capita che ci si illuda di essere ancora ventenni e si decida tra mamme di prenderci una serata tra noi e uscire a cena. E man mano che ci si accorda si passa dalla solita pizza in compagnia a qualcosa di più... D'altronde si riesce a uscire una volta ogni sei mesi, osare un po' non guasta. Così la mamma che ha agganci propone cena e serata con musica dal vivo in un localino che qualche volta frequentavo ai tempi dell'università. "Suona il fratello di un mio amico, si canta e si balla tutti insieme." Andiamo. Preparo per tempo sugo per la pastasciutta del marito, chè a mia mamma viene l'ansia a pensare alla cena del genero. Non c'è tempo per un dolce come quello di Alem, per fortuna c'è sempre un po' di cioccolato fondente e un fondo di crostata per alleviare la solitudine.
Arriviamo, locale vuoto e pochi tavoli preparati. Altri 30/40 enni tirati che cenano. Menù a prezzo fisso, non si sa cosa ci portano. Arrivano affettati e frittini vari, si mangia e si chiacchera, un frittino tira l'altro. Poi i primi, tre, di cui pansotti alle noci. Se si va avanti così, non c'è posto per il secondo e vuoi mettere il dolce... Tratteniamoci.
Arriva il cameriere e porta un fogliettino. Il conto. Scusa ma e il secondo? Ma non c'è almeno il dolce? Quello ci guarda come se gli avessimo chiesto la luna, va e dice: "gli ultimi tre (coppette al mascarpone) li ho portati al tavolo vicino. Niente. Anzi, chiudiamo subito i conti perchè abbiamo fretta. Chi vuole il caffè, al banco".
Allibite paghiamo. La tentazione di uscire a cercare un dolce è forte. Ma ci perderemmo musica e canti. Il locale di riempie, guardo le facce e sono tutti al massimo ventenni. Chissà cosa penseranno di quelle befane sedute al tavolo... La musica comincia, il locale si riempie sempre di più. Il ragazzo che canta intona tutti i canti che hanno caratterizzato le mie serate da ragazzina con chitarra, amici e falò. Si canta a squarciagola e complice il buio e la folla, ci si lancia in balli. Ogni tanto in pensiero va al marito e al giorno dopo. Già perchè il giorno dopo c'è da organizzare la festa di Anna, siamo in ritardo di quasi un mese. La serata va avanti e si va a letto ad un'ora da cenone da capodanno.
Il giorno dopo, però, sveglia alle sette e giornata piena di impegni come ogni venerdì. Nel tardo pomeriggio arrivano le quattordici ragazzine per mangare e fare la pizza insieme. E' incredibile come anche chi si atteggia già da signorina con look alla moda e cellulare in mano davanti alla pasta di pane, e pochi altri ingredienti si diverta come una bambina.
Dopo due giorni così mi sento come se avessi fatto ginnastica per 24 ore di seguito, ho la casa che cammina da sola e penso al dolce che non abbiamo mangiato... basterebbe tanto poco per far contento un cliente. Io in poco più di mezz'ora sabato scorso agli amici ho preparato una

CROSTATA CRUMBLE DI MELE E RABARBARO
ovvero come far fuori una marmellata di rabarbaro da pacco natalizio

220 gr di farina 00
30 gr di farina di mandorle
130 gr di burro di ottima qualità100 gr di zucchero
2 tuorli
un pizzico di sale

due mele (io ho usato le pinova, dure e dolci)
marmellata di rabarbaro

Ho preparato la frolla come faccio di solito, l'ho stesa nella teglia lasciando da parte un po' della pasta. Ho cotto in forno a 200° per una ventina di minuti, ho tirato fuori dal forno la torta, ho spalmato la marmellata di rabarbaro e sistemato sopra le fettine di mela (spesse 3/4 millimetri) e sbriciolato sulle fettine la pasta rimanente. Dopo altri 15 minuti circa di forno la torta sarà pronta. (regolatevi guardando la pasta frolla, quando imbiondisce, è ora di sfornare). Se volete spolverizzate con lo zucchero a velo e servite. Anche tiepida è buonissima.

Buon week end, me ne vado fuori a cena... e speriamo che ci sia il dolce!




mercoledì 24 marzo 2010

Sconti, tagli di carne e maialini: il roast beef di magatello



Sono una casalinga. E come tale altamente condizionabile dal fattore sconto al supermercato. Tempo fa, il banco della carne piemontese era pieno di cartellini 30% 20% di sconto e ho aprofittato dell'occasione. Trita scelta, hamburger, fiorentina, entrecote. Poi vedo un bel pezzo che mi sembra vada bene per me, magro, peso giusto per un arrosto che sfami per qualche giorno la famiglia o per una serata gli amici. Magatello.
Confesso, non sono molto esperta in tagli di carne: per gli arrosti prendo solitamente la noce, ma quel magatello mi ispirava e io faccio la spesa molto a ispirazioni...
Torno a casa, consulto prima la suocera e poi mia madre e da entrambe la stessa notizia. Il magatello tende ad essere un po' duro, è ottimo per i brasati. Ma io che ci volevo fare l'arrosto? Accantono il problema e lo metto in congelatore in attesa di idee.
Non mi piace tenere la carne per troppo tempo nel congelatore, ai bimbi finisce che, per mancanza di organizzazione e tempo, a pranzo propino troppo spesso hamburger o fettine.
Così lunedì l'ho tirato fuori. Avevo trovato una ricettina su un volumetto di Sale e Pepe, magatello alle olive nere. Proviamo a vedere se è vero che rimane duro...
Ma, complice una serie di impegni imprevisti, alle sette di sera passate dovevo ancora uscire, andare a prendere Giacomo al calcio e pensare alla cena. Tempo per star dietro alla nuova ricetta non ce n'era...
Colpo di genio: tiro fuori il maialino di terracotta, gli metto dentro il magatello, gli verso sopra una cucchiaiata di olio e un po' di erbette provenzali, chiudo il maialino, lo infilo in forno a 220°.
Quando torno, do una controllata, gli butto dentro una manciata di olive nere di Gaeta, richiudo e rimetto in forno.
Dopo le lunghe abluzioni di Giacomo che pensa di essere in una beauty farm e dopo il calcio (che finisce alle 8) sta le ore in vasca da bagno, siamo in tempo per metterci a tavola insieme al marito, tornato stranamente "presto" rispetto ai suoi orari (sono pur sempre le nove passate) con un roast beef di magatello morbidissimo e saporitissimo, che il giorno dopo a pranzo mi sono mangiato freddo con insalatina, scaglie di caciotta di capra sarda, olio e aceto balsamico!
La ricetta è tutta qui:





800 di magatello
un cucchiaio di olio extravergine d'oliva
una spolverata di erbette aromaticheun pizzico di sale
5 o 6 olive nere

un maialino di terracotta oppure il coccio in cui si cuoce il pollo (ho provato a cercare in rete, ma notizie su maialini di terracotta non ne ho trovate. E' più facile che si parli di pollo alla creta)

Cuocere in forno a 220° per un'oretta circa. E, largo alla fantasia: leggero e "salutare" con un accompagnamento di insalata, godurioso con patatine al forno oppure da farsi rizzare i capelli con ketchup e maionese... come si tenta sempre di accompagnare ogni tipo di carne a casa mia!




lunedì 22 marzo 2010

Aggiungi un posto a tavola.


I week end, si sa, sono all'ingrasso. Cene a pranzi con gli amici sono la regola a casa nostra, anche perchè durante la settimana, con gli orari del marito, non è possibile avere ospiti.
Con l'amico pubblicitario è un po' che non ci si vede, tra figli malati e varicellosi, gite sempre rimandate e grandi idee, optiamo per un pranzo casalingo da noi, chè il marito il sabato ha lavorato e non ce la può fare ad essere troppo attivo la domenica... E penso al menu.
L'amica mi porta il polpettone, io penso che sia ora di terminare in gloria quell'ultimo avanzo di crutin con una bella tagliatella. Mettiamoci un antipastino di salumi piacentini, una insalatina di indivia, noci e vinagrette, un dolce e il pranzo è servito, confort ed easy.
Ma perchè non invitare anche l'altro amico storico? Sabato sera mando un sms, arriva immediatamente la conferma. E il dubbio... ci sarà da mangiare abbastanza??
Non so voi, ma è un motivo di ansia che si insinua e serpeggia finchè non decido di aumentare dosi, portate, sfizioserie che poi tornano a riempire il mio frigo.
Beh, è sabato sera tardi, abbiamo altri amici ospiti. Non si riesce ad uscire.
Metto su un impasto per focaccia nella mdp, così, l'indomani mattina la inforno. E, quando gli amici se ne vanno, mentre sistemo la cucina, comincio a pensare...

Ci sono dei tomini piemontesi, c'è del bacon... Si fa strada l'idea di preparare come accompagnamento al polpettone i

TOMINI IN CROSTA DI PANE
o, come mi suggerisce Gaia, un'idea diversa per mangiare pane e formaggio!


per la pasta di pane (dosi per 6 tomini e una teglietta di focaccia):


300 ml acqua
100 ml latte
intero
due cucchiai e mezzo di olio extrevergine d'oliva

due cucchiaini e mezzo di sale
400 gr di farina 00

300 gr di farine manitoba

100 gr di farina di grano duro

30 gr fiocchi di patate

due cucchiaini e mezzo di lievito disidratato


sei tomini (io ho usato i Casutin di Ocelli)

12 fette di bacon (ho usato quello danese Tulip, che ha fette belle larghe)

La sera prima ho messo nella mdp tutti i gli ingredienti e ho avviato il programma solo impasto
(che dura 1 h e 20). A programma terminato, ho dato una veloce impastata e trasferito il tutto in un sacchetto in frigorifero.
La mattina successiva ho tirato fuori dal frigo l'impasto, l'ho ravvivato rinfrescandolo e facendogli fare le pieghe e diviso a metà. Una parte l'ho utilizzata per fare la focaccia col metodo ormai assodato della salamoia (la stendo e la faccio lievitare un po', preparo un'emulsione i acqua, olio e sale e la spennello sulla superficie, precedentemente bucherellata con le dita)
L'altra parte mi è servita per i tomini.
Ho steso un pugno di pasta il più sottile possibile e ho adagiato sopra le fette di bacon premendo un po'.
Vi ho sistemato sopra il tomino e ricoperto come se fosse un pacchettino.
Ho trasferito i tomini sulla teglia e ho atteso che venisse il momento giusto per infornare, di modo da poterli servire caldi e fondenti.
Ho cotto nel forno a 200° per almeno 20 minuti, sfornato e portato in tavola.

Solo l'amico storico, che odia il formaggio non li ha mangiati! E per lui neanche il crutin (non sa cosa si perde!!), meno male che c'è sempre una porzione di ragù a portata di mano per le emergenze (questa volta, a onor del vero, arrivava dalla suocera che, cuore di nonna, ha pensato che ai bambini non piacesse il tartufo....)


E la prossima volta potrei provarli con il lardo al posto del bacon, o con un'aggiuntina di patè d'olive nere.

martedì 16 marzo 2010

Caffè macchiato e poi? Digestive biscuits al farro

Porto io i bambini a scuola, vuoi che non mi fermi a iniziare in dolcezza la giornata con un caffè macchiato o, nei momenti più duri, con un bel cappuccio e brioche e tante chiacchere tra amiche? Si, però poi la mattinata si accorcia, mettici questa nuova passione per la blogosfera e la sera quando racconto al marito cosa ho fatto nelle ore che ci hanno tenuti separati che gli dico, che ho chiaccherato e navigato? Che mi invento?
Ho deciso che bisogna ottimizzare i tempi (ahahhaha) e quindi ho quasi del tutto rinunciato al caffè e chiacchere, salvo giornate come oggi in cui l'amica che compie gli anni ti invita a festeggiare.
Esco, scarico i figli davanti a scuola, giro la macchina e torno a casa. Mi preparo un caffè macchiato degno dei migliori bar, e mentre il marito finisce i suoi preparativi per la dura giornata, sgranocchio qualcosa e mi leggo due pagine di un autore a me caro. Preparo il caffè per il marito, sistemo la cucina, letti e bagno e prima delle dieci posso concedermi la pausa blog.
Già ma cosa sgranocchio per cominciare altrettanto in dolcezza la giornata? L'idea viene da Sabrine



DIGESTIVE BISCUITS AL FARRO (leggetevi il suo post, ne vale la pena!)
100 gr fiocchi d'avena

50 gr farina di grano integrale

50 gr farina di farro
50 gr zucchero demerara

100 gr burro salato

2 cucchiai latte

1 cucchiaino lievito per dolci

mezzo cucchiaino bicarbonato

Tirare fuori dal frigo il burro almeno mezz'ora prima, mettere i fiocchi d'avena nel mixer e attivarlo a intermittenza per pochi secondi. N
on vanno polverizzati ma solo sminuzzati. Aggiungere nel mixer tutti gli ingredienti asciutti (setacciare lievito e bicarbonato) e attivarlo per pochi secondi.
Unire il burro morbido e il latte e far andare finchè il composto non formerà una palla. Trasferire la palla in frigorifero avvolta nella carta stagnola per almeno un quarto d'ora.

Accendere il forno a 170° , stendere la pasta tra due fogli di carta da forno, ricavare i biscotti dello spessore di 3 millimetri circa e metterli in forno per 10 - 15 minuti.


Io avevo i
l solito fondo di marmellata d'arance e ne ho messo un po' su alcuni biscotti, ma se devo proprio dirla da soli mi piacciono molto di più perchè mantengono quella croccantezza che la marmellata un po' toglie.


Buona giornata ( e auguri alla mia amica)!

lunedì 15 marzo 2010

Luntane cchiu luntane, volano 99 colombe


Negli ultimi giorni sono stata un po' assente dai blog che seguo abitualmente perchè impegnata in una nuova avventura con Blogmamma e quindi ho notato solo ieri lo stuolo di colombe che si sono levate per dare una mano alla Sorelle Nurzia, storica azienda aquilana, famosa per i meravigliosi torroni e quanto di dolce e buono può allietare le nostre feste. Avrete già letto tutti dell'idea che è venuta ad Artemisia e di aiutare questa azienda.
Vi consiglio caldamente (se non l'avete ancora fatto) di leggervi il post di Artemisia e soprattutto la lettera che ha scritto Mara, la responsabile servizi speciali di Sorelle Nurzia, un racconto non di un'esperta di marketing che deve presentare la sua azienda, ma di una donna, mamma, moglie e lavoratrice che da un evento catastrofico che ha stravolto la sua vita cerca di trarre qualcosa di positivo, di nuovo, di eroicamente bello come può essere lottare perchè l'azienda in cui lavora possa continuare a vivere.
Condivido in pieno le opinioni di Sabrine riguardo al fatto che il mercato non sia un'entità astratta e che siamo noi a farlo e il commento di Lydia riguardo a come in questi casi si possa affermare con una punta di soddisfazione che allora i blog servono a qualcosa...
Voglio partecipare anche io, mi sono subito unita a coloro che sostengono il neonato blog 99 COLOMBE, ora andrò a cercare una colomba delle Sorelle Nurzia,farò il tentativo nel supermercato dove mi rifornisco solitamente, a Natale avevano il torrone, segnalato come PRODOTTO D'ABRUZZO, sennò la ordinerò via mail.
E in attesa di farmi venire in mente una ricetta adatta, vi lascio questa canzone che mi hanno insegnato da ragazzina, che spesso mi ritrovo a canticchiare quando, seduta sulla riva del mare, mi godo il tramonto (non sono tipa da alba!).

Luntane cchiù luntane

Pe cantà sta chiarità

ncore me sente tremà!

Tutte stu ciele stellate, tutte stu mare

che me fa sugnà.

Ma pe'tte sole, pe'tte esce dall'anima me,

mezz'a stu ciele, stu mare, nu cantemente
che nze po tenè.

Luntane cchuù luntane de li luntane stelle,
luce la luce cchiù belle
che me fa ncore cantà.

Luntane cchuù luntane de li luntane stelle,
luce la luce cchiù belle
che ma fa ncore cantà


Marinà s'ha da vugà tra tutta sta chiarità,
cante la vele a lu vente nu cante granne
che luntane và:

tu la sì ddove vo' i' st'aneme pe' ne' murì.

Bella paranze. Luntane 'nghe sti suspire tu
i' da menì.


Luntane cchiù luntane...


Per cantare questo chiarore

in cuore mi sento tremare!

Tutto questo cielo stellato, tutto questo mare
che mi fa sognare.
Ma per te, solo per te, esce dall'anima mia

in mezzo a questo cielo, a questo mare, un canto

che non si può trattenere.


Lontano più lontano delle lontane stelle,

riluce la luce più bella

che mi fa ancora cantare.


Marinaio, si deve remare tra tutto questo chiarore,
canta la vela al vento un conto grande
che lontano va:

tu lo sai, bella barca, dove vuole andare quest'anima per non morire...

lontano con questi sospiri

tu devi venire


Buon lavoro a tutti!

PS trovate qui il regolamento per partecipare

giovedì 11 marzo 2010

Una rondine non fa primavera...


Fine febbraio, i miei suoceri generalmente si trasferiscono per un po' di giorni in Toscana perchè cominciano i lavori di apertura della stagione primavera estate della loro casa: manutenzione varia, potatura piante, sistemazione di fiori e cespugli.
Il loro rientro è accompagnato, oltre che dalle solite amatissime salsicce, anche da meravigliosi mazzi di mimosa fiorita, niente a che vedere con quei ramettini tristi della festa della donna.
A casa mia, giorni prima che tutte le dame sfoggino il loro arbustello pieno di pallini, la cucina si riempie di giallo ( e di un profumo un po' nauseante, tanto che la sera il vaso viene archiviato in giardino). E' il segno che l'inverno sta finendo, la primavera si fa vicina...
Se, poi, i giorni successivi sono di quel timido tiepido che invoglia a mettere a lavare i piumini e a tirar fuori dall'armadio finalmente il cappottino rosso, allora l'illusione primavera si fa più forte.
Ma ci si mette la neve a riportarti alla dura realtà, macchè primavera, macchè cappottini!!! Siamo ancora in inverno e bisogna adeguarsi di conseguenza!

Quindi, piumini e sciarpe a portata di mano, siamo ancora in tempo per gustare un bel





RISOTTO SALSICCIA E SQUACQUERONE (per 4 persone)
450 g di riso carnaroli
un porro

due salsicce toscane
50 g di burro

un bicchiere di vino bianco

1 litro e mezzo di brodo di carne
200 g di squacquerone

pepe
noce moscata


In una casseruola soffriggere il porro con una noce abbondante di burro. Aggiungere un paio di cucchiai di acqua, mettere il coperchio e lasciare stufare per un paio di minuti.
Togliere il coperchio, versare le salsicce spellate e sgranate, a fuoco vivace far rosolare.
Quando le salsicce avranno perso la loro acqua e il grasso, unire il riso e farlo tostare a fiamma alta per qualche minuto, finchè non diventa leggermente trasparente.
Aggiungere il vino e far evaporare.
Bagnare il riso con il brodo di carne caldo, che verrà versato un po' alla volta.
Dopo 15 minuti circa, unire al riso il formaggio e un pizzico di noce moscata, mescolare ed eventualmente versare ancora un po' di brodo.
Nella fase di cottura non mescolo mai troppo il riso, perchè ho letto che disperderebbe gli amidi troppo presto.
Quando il riso è pronto, spegnere il fuoco, aggiungere dei fiocchi di burro qua e là e coprire col coperchio. Attendere per 3 , 5 minuti (la mantecatura) e, prima di servire, mescolare energicamente. Una grattata di pepe e... buon appetito e ti aspettiamo con ansia, primavera!






lunedì 8 marzo 2010

Scampetti e pigrizia




Mercoledì e venerdì sono giorni di mercato nel mio ridente paese della bassa milanese. Il banco del pesce dei due fratelli siciliani che passano tutta la mattina a urlare due chili di pesce cingue euri è molto ben fornito. Ma la pigrizia ultimamente mi porta al supermercato dove si trova tutto e si risolve in una sola tappa l'incombenza spesa.
Peccato che il pesce sia sempre quello, orate, branzini, filetti di triglia e acciughe, mazzancolle precotte...
Venerdì no, la voglia di qualcosa di diverso ha vinto: mercato.
E li vedo, piccolini, rosa e ancora pervasi da un fremito di vita. Li prendo tutti. A casa li metto in una ciotola con acqua e sale per conservarli meglio. Li farò sabato.
Ma sabato il marito ha lavorato tutto il giorno, unica consolazione un bel pranzo piacentino, arriviamo a cena e non ha fame. Per non rischiare di farli andare a male, li congelo.
La mattina successiva, li tiro fuori per tempo, per pranzo ci saranno gli




SPAGHETTI AL GUAZZETTO DI SCAMPETTI (per 4 persone)


600 g di scampetti del mediterraneo

mezza bottiglia di passata di pomodoro

due cucchiai di olio exravergine di oliva
uno spicchio d'aglio

mezzo bicchiere di marsala

fior di sale
polvere di peperoncino


Ho pulito metà scampetti, quelli che nel fratt
empo si erano scongelati. I restanti li ho buttati per massimo due minuti in acqua bollente leggermente salata, che ovviamente non ho buttato.
In una padella capiente ho rosolato l'aglio in due cucchiai di olio, poi l'ho tolto perchè mi piace che i piatti di pesce non sappiano di aglio, ma che il gusto predominante sia dato proprio dal pesce.
Ho versato gli scampi puliti, ho mescolato delicatamente e dopo un minuto ho bagnato col marsala, ho lasciato che evaporasse un po' e poi ho messo il coperchio alla padella.
Dopo un paio di minuti, ho versato la salsa di pomodoro e due mestoli di acqua in cui ho fatto cuocere gli scampi e ho fatto andare a fuoco medio.


Nel frattempo ho continuato a pulire gli scampetti più grossi, agli altri ho giusto staccato il corpo dalla testa (scongelati in maniera così traumatica, si disfavano un po').
Ho buttato gli spaghetti nell'acqua
utilizzata precedentemente per gli scampi e riportata a bollore (attenzione che bollendo forma parecchia schiuma) e gli scampi rimanenti nel sugo, insieme anche alle teste più grosse, che danno parecchio sapore.
Ho scolato gli spaghetti al dente, li ho fatti saltare, li ho insaporiti con un pizzico di fior di sale e (fatti i piatti per i bimbi) con una spolverata di peperoncino (ho finito l'olio piccante, lo devo rifare). Un sapore intensissimo!

Li abbiamo accompagnati da quello che per me è uno dei vini bianchi più buoni, un vermentino di cui facciamo scorta in Sardegna, (
insieme alle olive) , l'Is Argiolas. E per secondo un frittino di ciuffetti... Devo vincere più spesso la pigrizia!


PS Questa volta ho tenuto teste e carapaci, stasera preparo un fumetto. O una bisque seguendo le indicazioni di Maetta.




sabato 6 marzo 2010

Thanksgiving roast turkey

Lo so, siamo ampiamente fuori stagione sia per il Thanksgiving che per le feste natalizie, ma il contest di Paoletta è interessante. E sarebbe stato parecchio utile insieme al libro Buon appetito America quando decidemmo il tema per il cenone di fine 2008, la cucina americana.




Come ho raccontato qui, in casa nostra ci sono due eventi, ormai storici, a distanza di 6 mesi l'uno dall'altro che gli amici attendono con ansia e ci vedono impegnati in ricerche culinarie e attività organizzative: il cenone di fine anno e il compleanno del marito, o festa di inizio estate.
Il 2008, capondanno americano, ha visto come portata principale, insieme a bagles, muffin salati, caesar salad, il tacchino ripieno. E come non partecipare a questo contest con sua maestà il tacchino del Ringraziamento?

Ecco la ricetta:

un tacchino da 3 kg circa, io l'ho comprato pulito e già pronto da riempire
bacon a fette
sale
burro 60 gr
rosmarino
timo
alloro
salvia
375 brodo di pollo

per il ripieno:

300 salsiccia
150 polpa di vitello
300 g castagne bollite
100 g lardo
60 g mollica di pane
1 bicchiere di latte
2 cucchiai di brandy
noce moscata
sale e pepe

Mettere in ammollo il pane nel latte e nel frattempo tritare lardo, polpa di vitello e 100 g di castagne. Unire al composto la salsiccia, le castagne restanti tagliate in 4 parti, il pane ben strizzato, il brandy, sale e pepe e una presa si noce moscata. Mescolare e introdurre gli ingredienti nel tacchino, precedendemente lavato e asciugato. Sigillare l'apertura cucendola con spago da cucina. Legare le zampe del tacchino (io non l0ho fatto) , fondere 50 g di burro e spennellarlo. Bardarlo con le fette di bacon e metterlo in una teglia imburrata insieme al brodo e agli aromi.
Coprire la teglia con un foglio d'alluminio unto e infornare per 1 ora e 30 minuti.
Togliere il foglio e cuocere per altri 30 minuti, finchè la pelle risulti dorata e, infilandoci uno spiedo, risulti cotto. Io, per non sbagliare, tolto il bacon, ho fatto dei tagli sul dorso del tacchino, ne ho verificato la cottura, l'ho irrorato col suo fondo e posto in forno ancora per 10 minuti.

Per essere in tema, abbiamo accompagnato il tacchino con cranberry sauce, cavoletti di bruxelles lessati e passati in un po' di burro e un pureè di zucca e patate (e a seguire chees cake e brownies).

PS Le foto lasciano alquanto a desiderare, visto che il blog ancora non era nei miei progetti più immediati e che quello che ci interessava era mangiare....


martedì 2 marzo 2010

UNDICI ANNI



E' il suo primo compleanno passato fuori casa. E' partita stamattina all'alba per una due giorni a Roma, alle cinque era già pronta, capelli perfettamente pettinati come non succede mai, neanche il sabato mattina quando si è in relax, vestita di tutto punto, con la sua felpa preferita.
Io uno zombie, lei fresca e smagliante, uno sprizzìo di gioia, entusiasmo, voglia di sentirsi grande. Se n'è andata col suo trolley, zainetto in spalla e borsa piena di torte per festeggiare insieme a tutti i suoi amici. Sono tornata a tentare di dormire. E mi sono venute in mente le nottate a girare con lei urlante in braccio e a sorprendermi a gridarle "CRESCI!!!!!" Sta crescendo, forse troppo in fretta per una mamma, ma è stato ed è uno spettacolo vedere come cambiano questi bimbi!
Preparerò una torta, ma per il marito che ha finito le scorte di dolci serali, la sua è rimandata a quando finisce la trasferta romana.
Quando tornerà a casa, troverà un dolce che le piace tantissimo, la

TORTA DI NOCCIOLE E CIOCCOLATO

250 g di nocciole, preferibilmente della varietà Tonda Gentile delle Langhe
200 g di zucchero semolato
50 g di zucchero di canna
80 g di burro
150 di cioccolato fondente almeno 50%
6 uova fresche
1 cucchiaio di farina
un cucchiaino di lievito per dolci
un pizzico di sale


Sgusciare le nocciole, tostarle nel forno e, una volta raffreddate, strofinarle di modo che perdano un po' di pellicina. Tritarle finemente. Triturare anche il cioccolato fondente. Montare gli albumi a neve ferma, unire i tuorli e montare ancora. Unire lo zucchero, il cioccolato, il burro sciolto delicatamente sul fuoco ( o al microonde) e il cucchiaio di farina setacciata insieme al lievito. Infine amalgamare dolcemente le nocciole, mescolando sempre dal basso verso l'alto. Versare l'impasto in un teglia rivestita di carta da forno e cuocere per 30 a 180 °.

Con questa torta che mi ricorda tutto quello di cui andavo (e vado) ghiotta nella mia infanzia, la nutella, i gianduiotti, le crepes col ripieno di crema al cioccolato e granella di nocciole, vorrei partecipare al contest di Genny, La torta della bontà.




Questo perchè le torte dei miei compleanni, quelle preparate da mia mamma, non sono mai state memorabili e perchè ogni compleanno dei miei figli è una festa anche per me (e per il marito)!!!
Soprattutto ora che dormono tutta la notte!!!

TANTI AUGURI ANNA!!



lunedì 1 marzo 2010

E' una ruota che gira

Qualche sprazzo di primavera comincia a vedersi anche nella bassa milanese, e quando il sole fa capolino dopo tanto tempo non c'è scusa che tenga...
Ci si mette un po' in tiro, che girare per corso Vercelli non è uguale al solito percorso casa-scuola-palestra-casa-super-scuola-casa-piscina-oratorio-casa-palestra-casa. Ci si ricorda della digitalina, anche se mi vergogno sempre un po' a fare la giapponese a Milano, e si va.
Questa volta parto da via Marghera e vado verso corso Vercelli, entro nel mercato coperto di Piazza Wagner, luogo d'altri tempi, con banchi degni delle migliori gastronomie (avete mai visto il gorgonzola al cucchiaio?) e fornitori dei migliori ristoranti meneghini... Non fotografo, nè compro (la giornata è appena cominciata, sennò il gorgonzola non me lo lasciavo scappare!), assaporo i profumi, mi godo le signore di una volta che fanno la spesa della giornata ed esco.
Cammino, guardo vetrine, cammino. Corso Magenta, Santa Maria delle Grazie, naso in su e mi inebrio dell'armonia delle proporzioni e dei particolari, cammino, eccomi nei luoghi dell'università. Mi immetto nelle viette, butto lo sguardo nei bar che cominciano a popolarsi dei ragazzi in pausa pranzo e penso che è una ruota che gira, anche io come loro mi sedevo a un tavolo, panino, amiche e chiacchere, oppure, con le giornate più tiepide, panchina al sole nel chiostro, panino e libri. Chissà cosa faranno, chissà come sarà la loro vita...
Continuo la mia via, entro nella storica pasticceria Marchesi, quella dove il bancone è ancora di marmo, legno e specchi, la signora alla cassa ha il grambiule verdino col pizzo bianco, il meraviglioso caffè è servito in tazze finissime dal bordo d'oro. Ma c'è troppa gente e le brioche sono finite, sarà per un'altra volta.
Sono quasi in Duomo, fa caldo e ho un po' fame. Va be', siamo a febbraio, ma il primo gelato della stagione si può prendere.
Vicino c'è Grom, coppetta cioccolato fondente, crema di Grom e nocciola.





Arrivo in piazza della Scala invasa da grosse chiocciole fuxia (arte???) e mi siedo. Mi gusto il gelato, e le chiacchere di tra turisti napoletani. Riparto.
Mi mangerei anche un panzerotto di Luini, ma non è il caso di esagerare...
Un salto in libreria e mi viene in mente che in zona dovrebbe esserci quel famoso negozio che hanno aperto a fine ottobre, quello di abbigliamento country trendy, quello che le mamme delle ragazzine sono state costrette a visitare dopo ore di coda per poter permettere alle loro pupille di inebriarsi della vista di commessi-modelli coi pettorali in mostra.
E vuoi che non ci metta piede anche io? Così, poi, al caffè della mattina con le amiche (ormai raro) non si parla solo di compiti in classe, verifiche e lezioni.
Ci arrivo davanti perchè le indicazioni dell'amica erano state precise e vedo l'entrata di una banca, marmi grigi e una grossa porta. Ma che ci fa uno a dorso nudo in banca? Un attimo e capisco.
Varco la soglia dove il poveretto in questione (sarà anche pià caldo degli altri giorni ma comunque non ci sono più di dieci gradi) mi saluta a 50 denti, di fianco a lui una ragazza, camicia, jeans e infradito e una polaroid in mano. E il caso che mi faccia immortalare col ragazzo? No, non ho più l'età (prima batosta).
Entro. E mi assalgono musica spaccatimpani e un profumo (piuttosto cattivo) stordente. Il negozio è enorme: scale, non so quanti piani e quanti corridoi e anfratti. Non saprei dire niente di più se non che tutto è buio pesto.
Vago nell'oscurità interrotta solo da ampi scaffali pieni di felpe-t shirt-pantaloni coloratissimi illuminati come quadri. Giro come in un sogno, in un misto di stordimento da musica, profumo, buio, gente, decine di commessi e commesse che continuano a salutarti e spruzzarti profumo.
Se non me lo diceva il solito commesso sorridente, mi sarei infilata nei camerini senza saperlo...
Quando finalmente esco a riveder le stelle, vedo dietro di me due quarantenni, carini, curati, look da city, cappottino e sciarpina, che uscendo emettono un sonoro sospiro di sollievo. Mi volto, sorrido, "mi sono sentita addosso tutti i miei anni!!" ( e non ne ho ancora quaranta!) Uno dei due si volta verso l'entrata, guarda il tapino con tartaruga in mostra e..." arriveranno anche per loro, questi anni"

E' una ruota che gira....

E per la sera, coi piedi rotti per il troppo camminare e la stanchezza da troppe emozioni (...), per il marito una pasta veloce e poco impegnativa.



PENNE AI FILETTI DI CERNIA E POMODORINI.

Aglio
Olio Evo

Sale

300 g filetti di cernia
300 g pomodorini datterini

olive

vino bianco


Mentre l'acqua bolle, soffriggere dolcemente l'aglio in due cucchiai d'olio, aggiungere i filetti di cernia, rimescolare e bagnare con un po' di vino bianco. Lasciar evaporare e spegnere. Quando mancano 5 minuti al termine della cottura della pasta, rimettere sul fuoco la padella coi filetti e aggiungere i pomodori datterini tagliati a metà e le olive (nel mio caso le sarde che amiamo tanto). Scolare la pasta al dente, farla saltare in padella, aggiungere del prezzemolo tritato o delle erbette provenzali e magari un filo di olio al peperoncino, servire, accompagnando magari con una Falanghina Taburno.



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