giovedì 31 dicembre 2009

Al lavoro!



Ogni anno, da quando siamo sposati, il 31 si passa a casa nostra.
Dopo il primo anno in cui ognuno ha portato qualcosa e ci siamo ritrovati a mangiare cotechino e lenticchie per 2 settimane, abbiamo deciso che avremmo fatto tutto noi. Ogni volta una ventina di invitati e ogni 31 un tema diverso: cucina toscana, piemontese, sarda, cucina di mare e di montagna, ferrarese, rinascimentale, ispirata al Signore degli Anelli, boema, americana (la foto del tacchino lascia un pò a desiderare, ma era ottimo) e infine quest'anno tema francese.
Si comincia tempo prima a documentarsi con libri e ultimamente il web, si cerca l'ambientazione giusta (tutto di carta e plastica, ma in tema), la musica adatta e a volte, come per il Signore degli anelli, si fanno le cose in grande con menu scritto sui cavalletti, costumi, centrotavola, portatovaglioli e segnaposto realizzati ad hoc.
Quest'anno gli invitati sono forse un pò di meno, ma la musica di Ratatouille e la Vie en rose sono pronte, anche un lungo grembiule nero tipo Brasserie Lipp con tanto di cappello in tinta. Avrei voluto andare dal parrucchiere per un carrè come si deve, ma la prigrizia di questi gironi ha preso il sopravvento...
Il menù è impegnativo, per cui è ora che mi metta all'opera. Nelle intenzioni c'è quella di riuscire a fare la tarte tatin, i macaron e il croquembuche... sono ancora in tempo???

sabato 26 dicembre 2009

Ancora auguri



Che sono una ritardataria è saputo, che mi vengono in mente mille idee da realizzare anche, che se non vado a cercare gli ultimi regali a un'ora dalla cena della vigilia non sono io, che il Natale era ieri è una certezza. Ma gli ultimi giorni sono stati così di corsa che non avevo la concentrazione giusta per fare un post, pur avendo fatto decine di foto all'angioletto del mio presepe per spedire gli auguri via web. Ora che dovrei pubblicare le foto del tavolo della mia cucina ancora pieno di bicchieri da lavare, ho deciso che gli auguri li mando lo stesso, perchè, almeno per me, il Natale non si esaurisce in un giorno e mezzo. In attesa di leggere (e magari pubblicare) racconti di pranzi, cene e nuovi preparativi per il Capodanno, auguro a tutti tanta letizia!



martedì 15 dicembre 2009

10 giorni.... o anche meno


Per chi ancora non se ne rende conto, per chi a meno 10 è già collassato sotto la mole di impegni, cene, regali da comprare, alberi e presepi da abbellire.
Per chi sta pensando, provando e riprovando tutte le portate della vigilia e anche del pranzo.
Per chi ha la casa invasa da stoffe, pannolenci, campanellini, fili colorati, colle a caldo e sa già che non riuscirà a finirli tutti quei regalini home made.
Per chi ha il forno in funzione 24h su 24 e ha provato tutte le varianti di biscotti presenti sul web.
Per chi vorrebbe tanto un di neve in città che fa tanto Natale, e per chi invece ogni mattina guarda fuori timoroso augurandosi che le strade non siano bianche.
Per chi in macchina, in casa, sotto la doccia canta solo canti di Natale e per chi proprio non capisce per quale motivo gli tocca sorbirsi quelle lagne.
Per chi vorrebbe essere ai Caraibi e per chi trova che non sia luogo più bello di casa propria per passare il Natale.
Per chi sa che anche questa volta non riceverà quello che ha chiesto e per chi sa già che dovrà lavorare.
Per chi crede in Colui che a Natale nasce e per chi ancora cerca ma si gode il clima.

Per tutti, buona attesa....

Dall'immagine tesa
vigilo l'istante
con imminenza d'attesa -
e non aspetto nessuno:
nell'ombra accesa
spio il campanello
che impercettibile spande
un polline di suono -
e non aspetto nessuno:
tra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno:
ma deve venire,
verrà, se resisto,
a sbocciare non visto,
verrà d'improvviso,
quando meno l'avverto.
Verrà quasi perdono
di quanto fa morire
verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro,
verrà come ristoro
delle mie e sue pene,
verrà, forse già viene
il suo bisbiglio.

Clemente Rebora


lunedì 14 dicembre 2009

Mercatini e cene improvvisate

Sabato (e domenica) mercatino della solidarietà alla scuola dei bimbi. "Caro marito, tu vai alla partita di Giacomo che io e Anna andiamo al turno del mercatino." "E quando torni?"" Il turno finisce alle 22.30."
Grugno.
E ognuno per la sua strada.
Arrivano le sette e mezza, il mio banchetto ha già fruttato parecchio, decido di chiudere prima e andarmene a casa.
Ciao.- Ciao (voce da grugno) - Sorpresa, torno a casa per cena. - Bene, ci ha invitato mio fratello, portiamo il vino, lui fa la pasta con gamberi e vongole, non è che hai tempo e voglia di andare a comprare qualcosa di secondo?
Posto che in zona di negozi aperti oltre le otto neanche l'ombra, se anche ci fossero stati, la voglia proprio non c'era. Allora mente locale a ciò che c'è in frigo e quando torno a casa ecco che nasce



L'INSALATA DI INDIVIA E BOTTARGA

Ho tagliato a julienne due mazzi di indivia belga, precedentemente lavata e asciugata, li ho uniti alla bottarga di Cabras, tagliata a scaglie, a spicchi d'arancia sfilettati, pinoli, scaglie di pecorino stagionato. Un filo d'olio, un pizzico di fleur de sel, una grattata di pepe rosa, ho mescolato il tutto e il secondo leggero da portare in tavola era pronto. Viste le premesse (cena da solo con i figli e moglie al mercatino) non ci si poteva lamentare....

giovedì 10 dicembre 2009

Tutti gli anni


Ci casco tutti gli anni, a settembre / ottobre vengo tentata da quelle specie di cipollotti secchi che trovo negli scaffali del super, al mercato, al vivaio. Mi fermo, li guardo e penso a quando l'inverno comincia intiepidire e a declinare verso la primavera, alla voglia di colore che si ha in quel periodo, penso a come sarebbe bello il mio giardino con quei fiori d'inizio primavera e li compro. Giacinti, narcisi, muscari e tulipani. Tutti gli anni ne compro almeno una scatoletta e immancabilmente non trovo mai il tempo, la voglia, le condizioni climatiche giuste per piantarli. Quest'anno, nel bellissimo vivaio vicino a casa mia avevo anche trovato dei bulbi di muscari bianchi e di una varietà di narcisi piccoli e molto eleganti. Ma ci si è messo anche il riposo forzato per via della caviglia e il rischio di arrivare a febbraio e chiedersi "ma se li pianto adesso cresceranno?" era molto elevato.
Ieri era la giornata giusta: prendere o lasciare.





Approfittando di sole e cielo blu sono uscita e li ho piantati. Ho provato anche a mettere in terra, sparsi qua e là nel prato, i crochi. Ora sono tutti lì, nella terra e nei vasi ad attendere e io con loro...
Intanto, nonostante siamo in pieno clima natalizio, le rose continuano imperterrite a voler sbocciare.




mercoledì 9 dicembre 2009

Dolci d'Avvento



Avvento, tempo di attesa, di canti di Natale, di luci fuori dalle finestre, di alberi di Natale e di presepi, di calendari che quest'anno non siamo riusciti nè a comprare nè a fare. Tempo di addobbi e lavoretti, di mercatini e spettacoli (http://www.inquestanottesplendida.it), di corse al regalo e di raccoglimento, di cene e feste.
Tempo di preparativi e di ricette tradizionali, tempo di babà.
Babà, il dolce preferito da mio marito. Il dolce che mangerebbe sempre, ma che sua madre gli ha sempre fatto sospirare, perchè legato all'Avvento e al Natale (la sera della vigilia il sontuoso pasto a base di linguine all'astice si conclude con un ciambellone di babà di mezzo metro di diametro). Fuori da questo periodo, è rarissimo che si accinga a farlo.
Potevo non provare a realizzarlo? Avendo una suocera prodiga di consigli, mi ci sono cimentata. Ma a lei veniva sempre bello spugnoso, ottima alveolatura. A me pieno di grossi buchi che lo facevano somigliare più a una fetta di emmenthal che a un dolce. E procedimento e ingredienti erano gli stessi...
Quest'anno, non me ne voglia la suocera, ho tentato la via del web e mi sono documentata. Esclusa a priori la ricetta di Adriano perchè mi manca la planetaria, ho trovato su Gennarino quello che faceva per me. Ricetta per chi non ha una buona impastatrice. (a Babbo Natale ho già chiesto una reflex, non vorrei esagerare...).




BABA'

220 gr di farina di forza (ho usato la manitoba)
12 gr di lievito di birra (non l'avevo fresco, ho usato il disidratato con le giuste proporzioni)
3 uova
70 gr burro
30 gr zucchero
1 pizzico di sale

per lo sciroppo

500 ml acqua
4 hg zucchero
scorzette d'arancia non trattata
1 bicchiere o più di rhum da pasticceria (punch fantasia)

In una ciotola mescolare 20/25 grammi di farina col lievito, un cucchiaio di zucchero e un cucchiaio di acqua. Coprire e lasciare lievitare in un luogo caldo per almeno mezz'ora, finche il composto non sia raddoppiato di volume.

Una volta lievitato, aggiungere al composto i 200 gr di farina, un cucchiario di zucchero e, impastando, le uova una alla volta. Infine unire il burro ammorbidito e il sale.
Ho impastato con la frusta a mano a gancio e l'ho fatto a lungo, finchè il composto non ha cominciato a staccarsi del tutto dalle pareti e ad avere una consistenza molto elastica. Più si impasta e meglio è.

Porre la terrina in un luogo caldo e umido a lievitare, coperta da un panno (il forno va benissimo)

Lasciare lievitare finchè non ha raddoppiato di volume, poi versare l'impasto sulla spianatoia e sgonfiarlo facendo due o tre giri di pieghe, versarlo nello stampo e lasciarlo nuovamente lievitare per almeno un'altra mezz'ora.

Nel frattempo far bollire l'acqua con zucchero e scorzette finchè lo zucchero non si sia sciolto e lasciar raffreddare.

A lievitazione ultimata, preriscaldare il forno far cuocere a 200° per 20 25 minuti, finchè il babà non acquisti un bel colore dorato. Sfornare e lasciar raffreddare. Fare dei buchi sulla crosta dorata e versare lo sciroppo a cui avrete aggiunto il bicchiere di punch. Il babà deve assorbire bene lo sciroppo. Capovolgere lo stampo su un piatto di portata con bordi, di modo che lo sciroppo in eccesso possa essere raccolto, guarnire con le scorzette e servire con fette d'arancia.

Beh, questa volta è venuto molto meglio. Ma non ditelo a mia suocera....




sabato 5 dicembre 2009

Ora et labora


Sono monache di clausura, sono settanta e la preghiera scandisce la loro giornata dalle 3.15 della notte (un'ora più tardi con l'ora legale) fino alle 19. Ora et labora. Lavoro e preghiera, Cristo e marmellate. Sono le suore Trappiste di Vitorchiano, delle quali conosco soprattutto le marmellate, vasetti di bontà preparati nel modo più naturale usando solo frutta e poco zucchero.
Quella che ho usato è la mia preferita, confettura ai lamponi, 80 grammi su 100 di frutta utilizzata, ma nella mia dispensa ci sono anche More, Arance e mela e l'immancabile Albicocca.
Io me la mangio a cucchiaiate o con lo yogurt, ma ieri era finita la scorta di dolci per colazione, merenda e dopocena e quindi, dopo l'assaggino di rito è finita in una bella crostata.





CROSTATA ALLA MARMELLATA DI LAMPONI DELLE TRAPPISTE DI VITORCHIANO

250 gr farina
130 gr burro di ottima qualità
100 gr zucchero
2 tuorli
un pizzico di sale
un pizzico di vanillina

In una ciotola setacciare la farina con vanillina e sale, unire il burro cubetti e lo zucchero. Lavorare con la punta delle mani finchè il burro non sia assorbito dal composto, che si presenterà a granellini. Unire i tuorli rotti precedentemente, mescolare e formare una palla che, avvolta in carta stagnola, andrà a riposare in frigorifero per mezzora.

Stendere la pasta con il mattarello, foderare la teglia , bucherellare la pasta ed eventualmente versarvi sopra dei pesini per evitare che durante la cottura si gonfi. Non so per quanto tempo debba stare in forno a 200°, mi regolo tirandola fuori quando vedo che la pasta comincia a dorare. Una volta fuori, versare la marmellata, decorare o (come di solito faccio io con l'avanzo di frolla) preparare dei biscottini fantasia, riportare in forno e cuocere finchè il bordo non risulti dorato.

Quanto durerà?


mercoledì 2 dicembre 2009

Quando il radicchio è troppo

Per fare in fretta al supermercato e per evitare il muro di gente che staziona davati alle bilance lo prendo già confezionato in vaschetta. Radicchio tondo di Chioggia. Lo mangio solo io perchè l'amaro non piace e perchè il marito la sera non si fa certo un'insalatina. E così i tre cespi di radicchio languono nel mio frigorifero per giorni, finchè presa da pietà verso quelle foglie esterne che cominciano a diventare molli, decido che è ora di farla finita.



CREMA DI RADICCHIO, TOMA E NOCI

Un cespo di radicchio
200 grammi di toma piemontese o taleggio o qualsiasi altro formaggio di montagna a pasta morbida
2 o 3 noci
olio extravergine d'oliva
un pizzico di sale

Lavare il radicchio, eliminare la parte bianca e frullarlo insieme a olio, formaggio tagliato a cubetti e noci. Regolare di sale.

Uso questa salsa per condire delle tagliatelle all'uovo. Mentre l'acqua bolle, scaldare la crema in un pentolino antiaderente, magari con un filo d'olio, di modo che il formaggio si sciolga. Stemperare con acqua di cottura o, se vi sembra troppo amara, con un pò di latte.
Mescolare e, per rendere ancora più sfizioso il piatto, aggiungere un pò di spek fatto precedentemente sfrigolare in padella con un pò di olio. Una grattata di pepe e anche bimbi e marito mangiano il radicchio.

Come al solito ciò che avanza viene stoccato nel congelatore, questa volta, però, mi è venuto in mente che potrei scaldare sulla piastra una fetta di pane nero appena fatto e spalmarci sopra la crema....


martedì 1 dicembre 2009

I gambas e la Manzanilla



Mio padre adora la Spagna. Nelle nostre vacanze c’era sempre spazio per un giretto spagnolo, studiato e pianificato per mesi e mesi. Cartina alla mano, guide, ispirazione data dall’altra passione, la filatelia. Abbiamo visitato luoghi, regioni, paesi, monumenti perché erano riprodotti sui francobolli.

E quindi abbiamo avuto la fortuna di uscire dagli schemi soliti del turismo conosciuto per scovare posti spettacolari e affascinanti, luoghi pieni di storia in cui il tempo sembrava essersi fermato. Come l’Estremadura con Guadalupe, Trujillo, Zafra o l’Andalusia profonda del Coto de la Donana (con el Rocio, santuario dall’aria messicana) e Sanlùcar de Barrameda, paese sulla foce del Guadalquivir, con spiagge percorse da cavalli in gara, ristoranti traboccanti di crostacei e bodegas, cantine storiche, luoghi unici dove degustare la manzanilla.

Manzanilla significa “camomilla” e questo vino fino che solo a Sanlùcar viene prodotto probabilmente ricorda l’infuso solo per il colore, giallo paglierino. E’ uno sherry secco - Jerez de la Frontera è poco distante - dal sapore intenso e impegnativo.

Ho sempre accompagnato volentieri i miei nei loro viaggi spagnoli, anche durante i miei anni universitari, perché non erano mai banali. E dei giorni passati a Sanlùcar ho il ricordo della visita alla Bodega Barbadillo e delle cene al Bajo de Guia introdotte sempre da una copa de manzanilla accompagnata da langostinos y gambas.

Ne parlavo l’altra sera a cena con amici e d’improvviso sul tavolo si è materializzata una bottiglia di manzanilla, souvenir di uno dei tanti viaggi dei miei. Chi l’ha bevuta (ovviamente ben fredda) da sola non ha avuto commenti entusiastici. Quando ho portato i gamberi saltati in padella con un filo l’olio e mezzo bicchiere di vino bianco e ho invitato i commensali a mangiarli bevendoci sopra la manzanilla, l’entusiasmo si è scatenato.


Avete presente quando Remì di Ratatoulle spiega al fratello la meraviglia per il palato degli abbinamenti giusti?


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